Nuclei di cura primaria a rischio, i medici: “Mobilitazione a oltranza”
La denuncia arriva dai sindacati medici Fimmg, Snami, Smi e Cgil, in rappresentanza dei dipendenti dei nuclei di cura primaria
di Marianna Gianforte | 31 Gennaio 2023 @ 05:03 | SALUTE E ALIMENTAZIONE
L’AQUILA – Nuclei di cure primarie di nuovo a rischio chiusura: è mobilitazione da parte dei medici di medicina generale. Ieri la conferenza stampa nella sede dell’ordine dei medici dell’Aquila per lanciare l’allarme nei confronti della possibile chiusura “a breve” dei nuclei di cura primaria, quelle associazioni di medici di famiglia con ambulatori aperti per 12 ore al giorno, dalle 8 alle 20 e dove si può ricevere assistenza e servizio medico e infermieristico e di segreteria. La denuncia arriva dai sindacati medici Fimmg, Snami, Smi e Cgil, in rappresentanza dei dipendenti dei nuclei di cura primaria, che ieri hanno annunciato una serie di mobilitazioni.
“La Regione sta buttando al mare 15 anni di investimenti su di noi – ha detto il segretario provinciale della federazione dei medici di medicina generale della provincia dell’Aquila Vito Albano –, tutti i soldi che ha speso per mantenere in piedi i nuclei e ci ritroveremo a dover ricominciare tutto da capo. I nuclei di cure primarie rischiano la chiusura per la non volontà della parte pubblica di reinserire nuovi medici al posto di quelli andati in pensione”, e si andrà così di nuovo ad aggravare i pronto soccorso, nei confronti dei quali, per le prestazioni da codice verde non gravi, hanno un effetto di alleggerimento. Oltre ad Albano ieri hanno spiegato le ragioni dell’agitazione anche il segretario provinciale dello Smi Guido Iapadre, il segretario provinciale Snami Raffaele Giorgi e il segretario provinciale della Cgil Francesco Marrelli: ci sarà, infatti, un’emorragia anche di posti di lavoro di segreteria se l’epilogo fosse la chiusura. Un altro aspetto emerso è anche la fuga dei medici di medicina generale dai piccoli Comuni montani: esempio sono San Demetrio, Navelli e Montereale.
“Le conseguenze saranno gravi – hanno denunciato ieri i medici, che non hanno alcuna intenzione di demordere nella loro battaglia e anzi, pur ringraziando per l’impegno ieri ribadito in un’altra conferenza stampa dal direttore generale della Asl Ferdinando Romano, sottolineano che la mobilitazione andrà avanti a oltranza, a partire dal sit-in di martedì 7 davanti all’emiciclo e prevedendo anche il coinvolgimento dei pazienti e una poderosa raccolta di firme. Ci sarà una riduzione della qualità dell’assistenza sanitaria; in più si profilano grossi rischi di riduzione di orario o addirittura perdita del lavoro da parte del personale assunto nei nuclei. In provincia sono a rischio circa 20 posti di lavoro, in un momento storico particolarmente difficile dal punto di vista economico”.
Il punto è che “sono otto mesi che aspettiamo che la Asl batta un colpo – ribadiscono i medici -. Eravamo tutti convinti che ormai la situazione si fosse sbloccata e che i nuovi pensionamenti avrebbero visto facili subentri, cosa che non è avvenuta perché dai primi di giugno si è bloccato di nuovo tutto. Recentemente la Regione ha preso un posizione ben precisa in proposito, negando la possibilità di subentro, e condannando così i Nuclei ad una morte per esaurimento; posizione motivata da indisponibilità economiche di bilancio, ma incomprensibile, visto che i subentri sono economicamente a costo zero, infatti le indennità del medico che va in pensione vengono trasferite al collega che gli subentra. L’aspetto assurdo di tutto questo è che le altre Asl continuano regolarmente a rimpiazzare i medici pensionati, e gli unici penalizzati restano i cittadini della provincia dell’Aquila”.
I medici dei sindacati hanno poi sottolineato la contraddizione della Regione che, come ribadito ieri nella conferenza stampa di inaugurazione dell’acceleratore lineare, intende investire sulle case di comunità: “Un’assurdità di natura sia programmatica che politico sanitaria: nel momento in cui si sta navigando verso la creazione delle case di comunità, di cui sono state già individuate le sedi, le scelte della parte pubblica vanno in senso diametralmente opposto, scegliendo di far chiudere i nuclei di cura primaria”.
“Noi non accettiamo questa illogicità, e iniziamo da oggi una serie di azioni di lotta a difesa della medicina territoriale, a difesa dei cittadini di questa provincia, a difesa del nostro personale ormai altamente formato sul piano professionale, e a difesa dei giovani medici, cui viene impedito di esercitare la professione a livelli più organizzati e produttivi del ‘vecchio’ medico di famiglia.
E intanto un cittadino utente di uno dei nuclei di cura primaria, Antonio di Giandomenico, ha annunciato la sua intenzione di promuovere un comitato cittadino “a difesa dei nuclei e per una sanità pubblica uguale per tutti”.