Leggo su Il Fatto Quotidiano di ieri, “Pd Lazio, per cene e tv il partito spende 200mila euro. Con fatture opache“, un articolo che parla dei finanziamenti del Partito democratico laziale a tv locali, in alcuni casi per testate riconducibili ai democratici stessi, oltre 110.000 euro nel 2011.
Nel rendiconto, firmato dal tesoriere Mario Perilli e dal capogruppo Esterino Montino, si parte dai 16mila euro a Teleuniverso per ‘servizi televisivi gruppo Pd nella provincia di Frosinone’, per la stessa emittente altri 25mila euro per ‘realizzazione e messa in onda di numero 10 servizi e numero 13 trasmissioni de il Nodo’. Ma Montino non si scompone e parla di una sorta di finanziamento indiretto a realtà giornalistiche, falcidiate dai tagli all’editoria.
“Il caso citato – spiega il capogruppo Pd – riguarda una provincia colpita dai provvedimenti della politica sanitaria della giunta Polverini”, ma il punto non riguarda questo o quel tema, quanto piuttosto la necessità di pagare le emittenti. “Sosteniamo tv e giornali in modo che si possa differenziare il panorama informativo a livello locale”. Insomma, il Pd sceglie discrezionalmente gli organi di informazione, li sostiene per migliorare la presenza in tv del partito e dare visibilità alle questioni politiche avanzate. Non solo la Ciociaria, soldi anche a Tele Rieti per diversi servizi tv e coperture di convegni, ad esempio 480 euro per ‘Riforma dei consultori si apra un confronto’, altri 720 euro per la ‘conferenza stampa presentazione piano casa’.
Quasi 8mila euro all’A.g.t.i, agenzia giornalistica televisiva italiana per “riprese televisive anno 2010”, altri 12mila euro alla stessa agenzia per “riprese e servizi televisivi messa in onda su rete oro e canale 926 Sky”. Altri 25mila euro sono andati a Nuovo Paese sera per ‘pubblicazione e diffusione materiale informativo gruppo Pd Lazio, politiche sociali e sanitarie’. Oltre sette mila euro vanno a Omar Sarubbo per ‘strategie comunicazioni per la provincia di Latina’ prima che lo stesso diventi, dopo lunga militanza, consigliere comunale per il Pd.
Ora un piccolo quesito: se interviste e servizi acquistati dal politico di turno finiscono nei programmi di “informazione”, nei notiziari e nei tg delle televisioni locali, senza alcun avviso al pubblico che si tratti in effetti di pubblicità, è o no un problema di deontologia?
E possiamo ancora sentir parlare dai soloni del giornalismo, soprattutto locale, di informazione “libera”? (m.c.)