dall’inviato Lorenzo Bianchi, Quotidiano.net – Macerie e delusione, il recupero delle case al palo dopo tre anni. Il sindaco Cialente (Pd): “Centro storico deserto, contributi fermi, piani di ricostruzione inutili”.
NELLA VIA Goriano Valle, sotto le impalcature che reggono Santa Giusta, regna un silenzio innaturale. Siamo nel centro della zona rossa. Anche i gatti randagi la evitano con cura. Il cuore antico della città si concede solo qualche isolata convulsione. Le eccezioni sono rare. Quella più evidente è il bar dei fratelli Nurzia, celebrati produttori di torrone dal 1835.
Il sindaco Massimo Cialente, l’uomo del Pd riconfermato il 21 maggio con il 59 per cento dei voti (ventimila preferenze su circa 60mila iscritti alle liste elettorali), calca la mano sul fallimento: «La sintesi è che noi abbiamo avuto poche case, niente lavoro e niente chiese». Il suo suggerimento agli emiliani è drastico e semplice: «Il modello è il Friuli. Non fatevi fregare dalla burocrazia. Dite no ai commissari e alle strutture tecniche. Si deve intervenire solo dove c’è davvero il danno».
Il primo cittadino rinfocola la polemica che in questi tre anni lo ha contrapposto al commissario Gianni Chiodi, il presidente della Regione targato Pdl. Alla fine di giugno il suo mandato passerà a Cialente.
In città si raccolgono solo grida di dolore sul peso opprimente della burocrazia. Fino al mese di maggio dell’anno scorso i progetti per il recupero degli edifici privati sono rimasti al palo. Da allora debbono sottostare a tre trafile diverse che qui tutti ormai chiamano ‘filiere’. Sono gestite da Fintecna, per il versante strettamente burocratico, da Reluis, la Rete dei laboratori universitari di ingegneria sismica, per l’analisi delle strutture, e da Cineas, un consorzio di periti delle assicurazioni incaricati di controllare i costi. Per essere autorizzati a ricostruire un edificio fuori dal centro storico sono stati necessari almeno otto mesi.
I cantieri dei palazzi più danneggiati dal sisma del 2009, quelli ‘bollati’ dalla lettera E, sono decollati solo nei mesi scorsi. Secondo Cialente i cittadini in ‘autonoma sistemazione’, quelli che per l’alloggio si sono arrangiati per conto loro (con un contributo statale), sono ancora 12mila.
«I CONTRIBUTI alle attività produttive si sono fermati a 2400 euro, in tre tranche da 800», annota polemico Giulio Fulgenzi, 52 anni, il grafico pubblicitario che ha inventato il logo ‘Terremotosto’.
La Thales Alenia, che partecipa alla costruzione di satelliti, è crollata e ha potuto contare solo sulla sua assicurazione.
Il centro era strategico per l’economia della città. Lì si concentravano gli studenti, 24mila, il terziario amministrativo, gli uffici professionali e i turisti. Valerio Polidori, 41 anni, uno dei titolari della gelateria pasticceria Tropical Next, offre cifre perentorie: «Hanno riaperto solo 300 attività su 1080. Alcuni amici miei lo hanno fatto in palazzi puntellati, stabili con la E, edifici che poi dovranno essere ristrutturati.
VICINO AL COMUNE noi avevamo da trent’anni il bar Tropical. Ma in centro adesso si lavora troppo poco. Ci vuole vita e movimento tutto il giorno per pagare lo stipendio a nove dipendenti. Mi sono trasferito qui, vicino alla Piazza d’armi, e la clientela mi ha seguito in blocco. Oltre ai 2400 euro ho avuto solo qualche soldo per il magazzino, grazie alle fotografie che avevo scattato». Cialente ripercorre le tappe di un lavoro immane: «Al ritmo di 40 ettari al mese abbiamo presentato i piani di ricostruzione di 50 centri storici, l’Aquila, Paganica e 48 frazioni, per un totale di 403 ettari. La mia opinione è che non servano a nulla. Semplicemente non si sapeva che ruolo dare ai sindaci».