Murale di Collemaggio, Hatha Ciudad: “E i diritti di proprietà intellettuale?”
Dura presa di posizione dell'associazione che realizzò l'opera nell'ambito del progetto 'Verso una città a dimensione di studente' voluta proprio dal Comune dopo il terremoto e finanziata dall'Anci
di Redazione | 01 Aprile 2022 @ 18:53 | ATTUALITA'
L’AQUILA – “Vi premetto che i murales situati sul muro lungo il viale di Collemaggio vennero realizzati dalla nostra associazione in collaborazione con il Comune dell’Aquila in seguito al progetto ‘Verso una città a dimensione di studente‘ finanziato dall’Anci (associazione nazionale comuni italiani), poiché in seguito al terremoto del 2009 scelse L’Aquila come città universitaria a cui destinare i fondi del progetto”. Con queste parole d’incipit di un lungo comunicato stampa sulla questione dei murales da sostituire con immagini di Papa Celestino V interviene direttamente la presidente dell’associazione Hatha Ciudad Angelica Equizi. Una questione che sta destando polemiche in città.
La nota dell’associazione:
“Cancellare una storia che non è solo parte di una cultura globale, ma anche del percorso di rinascita della nostra città. Un percorso, questo, non scevro da sacrifici, investimenti, sudore della fronte di tutti coloro che, armati solo della volontà di ripartire e di trovare un nuovo spirito di comunità, hanno contribuito alla realizzazione di opere come questa. Cancellare un messaggio che va dritto al punto (restate liberi) e condivisibile da tutti, il volto sorridente e ammiccante di un’icona contemporanea quale è stata Joe Strummer, un simbolo di resilienza, di reazione a tutto ciò che ci vorrebbe sempre fragili, indifesi, privati di sogni e speranze, capo chino sul piattume di una becera sopravvivenza. Tante persone si sono emozionate nel vedere la prima volta quell’opera, e ancora le volte successive, magari nella ricerca di qualche segno di speranza, di luce in mezzo ai tanti angoli bui che contornano il lungo e travagliato cammino verso la felicità.
Cancellare un elemento di discontinuità rispetto agli innumerevoli simboli e messaggi più ‘conservatori’ che costellano le strade della nostra bella L’Aquila, forieri di un bagaglio di valori certamente non meno importanti, ma onnipresenti, e meno rappresentativi di una società diversificata e multiculturale che, qui ed ora, sta scrivendo nuove pagine di storia.
Cancellare, dunque, un piccolo pezzettino della nostra storia contemporanea, cittadina e internazionale, per dissotterrare un progetto di più di vent’anni fa, appartenente a un’altra epoca, ad altre riflessioni e priorità, a un’altra L’Aquila.
Cancellare un messaggio per sostituirlo con una tautologia, come se la città avesse bisogno di un biglietto da visita spiattellato su di un freddo muro alla stazione degli autobus. Come se il turista abbia bisogno, nella società dell’informazione e delle connessioni in cui viviamo, di osservare un murale al terminal bus di Collemaggio per capire se è interessato alla città. Come se la città fosse altrove, e non a due passi da quello che, secondo l’amministrazione, dovrebbe diventare il suo depliant. In altre parole, agli avventori è davvero utile ricevere un resoconto, un’anticipazione, un trailer della stessa città in cui hanno appena messo piede?
Cancellare non è mai la soluzione, soprattutto quando tale operazione è volta a riscrivere. Togliere qualcosa che ha già dimostrato valore sociale, per rimpiazzarla con un riassunto, un abstract, della grande bellezza tutt’intorno. Facciamo fatica, pertanto, a comprendere le ragioni sottese alle intenzioni dell’amministrazione. Volendo tralasciare considerazioni stilistiche ed estetiche (che comunque dovrebbero avere un certo peso), il progetto in questione ci appare nato già vecchio e del tutto inutile, immotivatamente dispendioso di risorse pubbliche e avallato inaudita altera parte.
Si, perché la realizzazione del murale che rappresenta Joe Strummer fu autorizzata proprio dall’amministrazione comunale e organizzata da Hatha Ciudad Onlus. Il progetto ha richiesto l’investimento di tempo, energie, risorse economiche. Trattandosi di un’opera di street art, cioè, non possono non considerarsi i diritti di proprietà intellettuale degli autori e gli interessi legittimi di tutti coloro che a vario titolo hanno voluto contribuire alla sua realizzazione. Ebbene, nessuna di queste belle persone è stata raggiunta dall’amministrazione, che non ha concesso udienze o confronti di sorta. Indorare la pillola, promettendo lo spostamento dell’opera in una sede ancora da individuare, non basta e mai potrà rispondere compiutamente a queste e ad altre considerazioni assolutamente dirimenti.E allora, questo nuovo progetto, cui prodest? Non agli aquilani, che già conoscono la storia e la bellezza del capoluogo e della regione tutta; non ai “forestieri”, che se sono all’Aquila, evidentemente, sanno già cosa aspettarsi e imparano ben presto che la città non ha bisogno di presentazioni. Il depliant su muro gioverà sicuramente a qualcuno, ma per altri motivi, per altre finalità, che non c’è bisogno di riportare in questa sede. Siamo convinti che le vere ragioni a sostegno di tale progetto siano sotto gli occhi di tutta la cittadinanza.
Riflettiamo dunque su quello che è il valore estetico, storico, culturale e sociale, prima ancora che politico, di un murale di fronte a una delle porte di accesso a ‘L’Aquila bella mé’. La modernità e la tensione verso il futuro di una città passano anche attraverso queste riflessioni. Immota manet, certo. Ma, se proprio non possiamo restare fermi, tanto vale muoversi in avanti, e non all’indietro.Si precisa che l’intero progetto è stato realizzato con meno di 2mile euro”
L’intervengono anche le associazioni sorte intorno all’ex ospedale:
“Si spendono 57mila euro per nascondere l’abbandono”. In questi giorni sta facendo discutere in città la volontà, da parte dell’amministrazione comunale, di sostituire un murale raffigurante Joe Strummer sul muro di contenimento di fronte al terminal di Collemaggio, voluto nel 2012 dallo stesso comune dell’Aquila, con l’effigie di Celestino V. Per questa “opera” sono stati stanziati 57mila euro, di cui la maggior parte messi a disposizione dal comune (30mila) e la restante parte provenienti dai fondi Restart. L’amministrazione, peraltro, si riserva il diritto di procedere per affidamento diretto a “imprese edili e affini”, che possano ristrutturare il muro e coinvolgere gli artisti per la realizzazione del murale su Celestino. Questa operazione viene sbandierata come “operazione culturale e turistica”, ma non è altro che l’ennesimo tentativo, da parte dell’amministrazione Biondi, di patinare l’apparenza dello spazio pubblico aquilano, tentando goffamente di nascondere la negazione stessa dello spazio pubblico, oltre che di un dibattito cittadino partecipato e reale. Tutto ciò, infatti, avviene stanziando un budget spropositato, su un muro oltre il quale insistono da anni associazioni e servizi sanitari lasciati al colpevole abbandono e al degrado. In un parco dove cadono alberi, manca totalmente l’illuminazione notturna e decine di palazzi e container sono aperti, danneggiati e abbandonati. In un parco dove da decenni giacciono i dati sensibili di migliaia di persone, già detenute nell’ex manicomio, senza che nessuno se ne curi. In un parco a pochi metri da un bellissimo orto botanico anch’esso abbandonato. In un parco dove ormai più di 5 anni fa elaborammo una proposta concreta e fattibile, il “parco della Luna”, a oggi inattuata dall’attuale amministrazione. In questo contesto di vera e propria scelleratezza istituzionale, si stanziano quasi 60mila euro per mettere a posto il muro esterno, la “copertina” che mira a nascondere ciò che non è stato fatto, prevedendo persino un budget per l’illuminazione notturna del murale, mentre dall’altra parte del muro 19 ettari di parco urbano rimangono al buio da anni.
Uno spregevole specchietto per le allodole, che non possiamo che rifiutare, noi che da anni denunciamo la situazione e veniamo puntualmente ignorati. Come se tutto questo già non bastasse, su quelle mura che per anni hanno ospitato l’ospedale psichiatrico e quindi contenuto migliaia di cittadini e cittadine, deturpandoli della loro dignità, l’amministrazione ha deciso di raffigurare Celestino V, personaggio e simbolo religioso. La nostra Costituzione si basa sui valori della laicità (oltre che dell’antifascismo), ma un capoluogo di regione si permette di dare il benvenuto alla città – ammesso mai che qualche turista arrivi al terminal di Collemaggio – con un simbolo religioso sulle sue mura pubbliche. Anziché programmare la raffigurazione di Franco Basaglia, Franca Ongaro o di altri personaggi che abbiano combattuto per la libertà, l’uguaglianza, il rispetto e la solidarietà. Fa rabbia sapere che le priorità di tale amministrazione non siano quelle di stanziare soldi per migliorare e rendere sicuro un posto attraversato da migliaia di persone e associazioni che operano per sanare le lacune sociali ma piuttosto quelle di spendere soldi per cavalcare l’onda del consenso religioso. Un’operazione che potrebbe avvenire attraverso la cancellazione del murale raffigurante Joe Strummer e la scritta “Stay free”, altro simbolo di emancipazione, disegnato da DesX (Luca Ximenes), oltre che cancellando gli altri disegni realizzati nello stesso periodo, attraverso i quali numerosi writers aquilani avevano manifestato la vicinanza alla loro terra colorandola. Un’operazione allora costata meno di 2mila euro, non 57mila. Opere che, a dieci anni dalla realizzazione, andrebbero recuperate e valorizzate, non cancellate. Perché rappresentano un tratto colorato e urban della città, il segno distintivo che al di là dei vuoti slogan da marketing politico, L’Aquila può aprirsi davvero al mondo, ad altre culture e controculture. E invece si decide di spendere tutti questi soldi, ironia della sorte a poche ore dal crollo di un altro muro (vicino la piscina comunale), a causa della pioggia, simbolo grottesco di quanto sia fragile la narrazione dell’Aquila patinata. Siamo agli sgoccioli del mandato del sindaco Biondi, arrivato a palazzo Fibbioni dopo Cialente, con il quale peraltro non ci siamo mai risparmiati il confronto, spesso duro, con onestà intellettuale e senso della pratica politica reale. A differenza, invece, dell’attuale sindaco e della sua giunta, che hanno governato per 5 anni all’insegna di una chiusura e di un approccio ciecamente ideologico, attraverso una narrazione finta e patinata della “città rinata”, guidati perennemente da una quantità imbarazzante di fuffa, di rancore fascistoide, di incapacità di aprirsi oltre la città. Altro che “rompere i meccanismi”, sono stati 5 anni di conservazione dello status quo, e anzi di rafforzamento delle relazioni con i potenti e di meccanismi di potere che da sempre devastano la nostra città. Dopo la distruzione del Festival della Montagna – evento che aveva richiamato da fuori città e regione migliaia di persone – la cacciata del Festival della Partecipazione, il “daspo” per personaggi come ZeroCalcare e Saviano (in nome della città “nobile e aristocratica”), le migliaia di euro a Jerry Calà, i meccanismi dubbi di certe istituzioni “culturali”, i finanziamenti a pioggia che nulla producono, gli eventi che servono solo a patinare la narrazione della città, oggi si aggrediscono gli artisti figli della stessa città, nel nome di una riqualificazione anti-laica che ci sembra riportare al medioevo. Riteniamo che in città ci debba essere spazio per tutte le forme culturali che cittadini, cittadine, associazioni e istituzioni vogliano mettere in campo, senza distinguo di appartenenza politica. Chiediamo lo stop al progetto di riqualificazione con le modalità attuali e la conseguente apertura di un tavolo che discuta il reindirizzamento dei fondi stanziati verso quelle che dovrebbero essere le priorità, decise attraverso un reale confronto nel dibattito pubblico.