Movimento celestiniano: una casa per tutti, ma c’è bisogno di aiuto

di Marianna Gianforte | 25 Dicembre 2022 @ 06:12 | ATTUALITA'
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L’AQUILA – Una festa per celebrare il Natale tutti insieme, italiani e stranieri, giovani e anziani, bambini e adulti, uomini e donne, senza pregiudizi e con un’unica parola d’ordine: non fare sentire sole persone che sono arrivate con nulla o poco più nello zaino a bussare alle porte del Movimento celestiniano dell’Aquila. Quella di martedì 20 è stata la giornata dedicata a tutta la rete che si muove intorno al Movimento, alla Fraterna Tau dell’Aquila, alla mensa celestiniana, ancora nella sede provvisoria a ridosso di piazza d’Armi, dove sorge quella che un tempo era la chiesa di legno post sisma della basilica di San Bernardino. Tra i ragazzi e le ragazze che aiutano e danno una mano a sistemare i cento coperti della sera, anche un paio di bambine probabilmente nigeriane arrivate qui piccolissime e adesso integrate, non senza difficoltà sicuramente, nella società aquilana. Una di loro già si fa notare negli ambienti dell’atletica e l’augurio è che possa crescere sempre di più, come donna, come atleta, e anche come italiana sotto tutte le sfaccettature. A spiegare le attività del movimento celestiniano è il coordinatore Paolo Pietro Giorgi, conosciuto da tutti come Pierino.

 

“Tutto il movimento, e la mensa celestiniana in modo particolare, è una vera e propria calamita per le persone, e non solo per quelle che hanno bisogno, perché è un luogo di pace e di fratellanza”, dice Giorgi. “I nostri centri sono organizzati per offrire non solo i servizi essenziali previsti dalle convenzioni con la prefettura, ma altri ancora che riteniamo essenziali per una convivenza civile. Il rapporto di collaborazione effettiva con le forze dell’ordine e gli uffici immigrazione di prefettura, Comune e con gli altri enti, come la Asl, è molto importante e attento quotidianamente. Abbiamo aperto centri per minori non accompagnati; seguiamo le famiglie e le donne (spesso sole, senza il loro compagno) con bambini piccoli; abbiamo diversi centri tra l’aquila e il territorio che in tutto ospitano un centinaio di persone, tutte destinatarie di un progetto di inerimento sociale. Un lavoro enorme quello del movimento, sorretto grazie all’impegno di 20 ragazze e ragazzi del servizio civile ai quali si aggiungono decine di persone “che ci vogliono bene” e della rete della solidarietà messa in piedi negli anni.

“Distribuiamo buste alimentari ogni settimana, mentre ogni 15 giorni un pacco speciale per le famiglie che hanno un bisogno nascosto, non detto: sono gli aquilani che hanno perso un lavoro, che vivono un momento di difficoltà e si avvicinano con le lacrime agli occhi – spiega Pierino -, perché non ci si rende conto che stiamo andando sempre più incontro a momenti molto duri. La guerra in Ucraina ne è un esempio”. “Vogliamo essere braccio operativo delle istitituzioni laddove anche loro non riescono ad arrivare”, aggiunge Giorgi.

Ma occorre più aiuto; di tipo economico (con donazioni ad esempio), più che altro e soprattutto in queste settimane in cui pivono anche sulla mensa celestiniana e su tutte le attività del movimento bollette salatissime; ma anche serve sostegno istituzionale alle iniziative di accoglienza, occorrono come ossigeno fondi pubblici che sono vitali per questa realtà così ampia e variegata: che fine hanno fatto, ad esempio, i 10mila euro che vennero destinati nell’ultimo bilancio pre sisma proprio al movimento 13 anni fa, e poi naufragati nel nulla?

E ancora, gli spazi: Pierino ribadisce l’esigenza di uscire dalla precarietà in cui si trova a operare il movimento, con tutte le sue diramazioni, compresa la mensa celestiniana. Il Comune con una delibera stabilì di assegnare alcuni alloggi del progetto Case alle associazioni del territorio: “Ebbene, tutte hanno avuto delle assegnazioni, eccetto noi”. Eppure ce ne sarebbe estremo bisogno: basta guardare la grande sala mensa, dove cento persone per festeggiare il Natale si sono radunate, basta osservare la grande mole di lavoro e di materiale che transita in questi luoghi tutti i giorni per comprendere che servno spazi e soprattutto spazi dignitosi. 

Infine, l’appello di Paolo Giorgi alla comunità: “Noi viviamo di provvidenza, non c’è alcuna istituzione che ci dà soldi: mai avuto contributi dalle istituzioni, abbiamo sempre fatto tutto da soli e con l’aiuto di amici e volontari. Ma questa è una grande manchevolezza, perché noi qui facciamo cose e colmiamo vuoti che le stesse istituzioni non arrivano a coprire. Il ‘popolo di Dio’, invece, ci dà tutto quanto possibile, ed è grazie alle persone che ci vogliono bene che possiamo portare avanti la mensa, l’accoglienza e tutti i progetti di integrazione”.

 


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