Morte fetale dopo una vaccinazione, aperta un’inchiesta a Sulmona
di Redazione | 10 Giugno 2023 @ 13:41 | CRONACA
L’AQUILA – La Procura della Repubblica di Sulmona (L’Aquila) ha avviato un’inchiesta in seguito alla denuncia presentata da una donna di 33 anni, che ha chiesto che vengano accertate eventuali responsabilità per la morte fetale endouterina.
Il primo luglio 2021, la giovane donna ha perso il suo bambino che era ormai alla 36ª settimana di gravidanza, esattamente dieci giorni dopo aver ricevuto il vaccino trivalente Triaxis, che protegge contro la difterite, il tetano e la pertosse.
Il sostituto procuratore Edoardo Mariotti ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e interruzione colposa di gravidanza e ha iscritto nel registro degli indagati due medici, il ginecologo che seguiva la donna e il medico vaccinatore. Questa è una procedura standard adottata dalla Procura per condurre le indagini necessarie, al fine di approfondire l’età, la causa e il mezzo che hanno determinato la morte del feto, nonché per valutare l’eventuale presenza di negligenza e imperizia da parte del personale sanitario coinvolto. Il PM ha quindi incaricato due periti per l’esame di tutta la documentazione disponibile.
La donna, assistita dall’avvocato Vincenzo Margiotta, ha spiegato nella sua denuncia di aver ricevuto il consiglio dal suo ginecologo nel giugno 2021 di sottoporsi alla vaccinazione contro la pertosse. Il Triaxis, contenente il vaccino contro la difterite, il tetano e la pertosse, è stato somministrato dal medico vaccinatore il 21 giugno. Successivamente, la donna ha avvertito gonfiore, malessere e perdite di sangue, il che l’ha spinta a recarsi al pronto soccorso dove è stata diagnosticata la morte fetale, che ha comportato il suo ricovero in rianimazione. Secondo la denunciante, il vaccino non avrebbe dovuto essere somministrato in quanto mancava una vaccinazione precedente. Inoltre, secondo le accuse, non è stato effettuato uno screening vaccinale né una anamnesi medica prima dell’inoculazione della dose. Pertanto, la donna di 33 anni ritiene che possa esserci una correlazione tra l’errore nella somministrazione del vaccino e la morte del feto.
Nel frattempo, la difesa degli indagati respinge tutte le accuse, sostenendo che non si possa attribuire alcuna responsabilità ai medici coinvolti e che non esista un nesso causale tra la morte del feto e il vaccino, che sebbene consigliato, non è obbligatorio.