Montagna, attenzione ai rischi della neve a primavera

Intervista a Rubino de Paolis, istruttore di alpinismo e di scialpinismo e direttore della scuola ‘Nestore Nanni’ della sezione dell’Aquila del Cai

di Marianna Gianforte | 28 Marzo 2023 @ 05:39 | SPORT
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L’AQUILA – Qualsiasi escursione o sciata in montagna va ben pianificata e ponderata, anche la più semplice. Sempre. Anche nei periodi di inizio o fine stagione. Come l’attuale, primavera entrata da una settimana; temperature abbastanza alte nelle ore centrali ma che scendono di molto nelle ore serali e notturne; neve non più omogenea sui versanti, ma piuttosto accatastata nei valloni, vento forte e improvviso in quota. E’ il contesto ideale per abbassare la guardia e andare a finire dritti dentro a un pericolo. “Siamo in un periodo dell’anno che può presentare insidie al pari del periodo di inizio stagione invernale”, spiega l’istruttore di alpinismo e di scialpinismo Rubino De Paolis, direttore della scuola ‘Nestore Nanni’ della sezione dell’Aquila del Club alpino italiano (struttura di volontariato che da 160 anni fa formazione su come affrontare gli ambienti montani e anche volontario del Soccorso alpino e speleologico), in cui si può cadere nella trappola di immaginare la montagna più accessibile perché c’è meno neve e non ci sono rischi; anzi, le belle giornate di primavera invogliano ancor di più a infilare gli scarponi o a prendere sci e ciaspole e avventurarsi. “Sbagliato – rimarca De Paolis -: in questo periodo della stagione c’è un’escursione termica elevatissima, la neve e il ghiaccio che si formano durante la notte si sciolgono nelle ore centrali delle giornate calde e una valanga può venir giù dalla montagna anche senza stimoli e percorrere molti metri”: sono le ‘valange da slittamento’, che si staccano spontaneamente.

Un caso tragico è avvenuto proprio domenica 26 sul Sasso Nero in Valle Aurina in Alto Adige, dove una coppia di giovani ciaspolatori è stata travolta e uccisa da una valanga che si è staccata molto in lato rispetto al loro passaggio. “Durante la notte la neve s’indurisce molto e i sentieri ghiacciano – spiega l’istruttore -, riconoscere il ghiaccio sottile e infido è spesso difficile. Occorre essere bene attrezzati e anche saper usare l’attrezzatura che si ha con sé: vale per qualsiasi situazione, anche con gli sci. La raccomandazione è sempre la stessa: affidarsi a guide esperte, dotarsi di tutto l’occorrente, consultare le previsioni meteo e il portale Meteomont soprattutto per verificare il grado di pericolo valanghe”. Domenica De Paolis ha affrontato, insieme a un gruppo di 30 allievi della scuola, una traversata con sci d’alpinismo sul Gran Sasso: partenza da Campo Imperatore, salita per la sella dei Grilli, val Maone, arrivo a Prati di Tivo. Oltre al gruppo del Cai, anche decine di altri sciatori, la maggior parte dei quali accompagnati da istruttori. “Domenica è stato un bell’esempio di come ci si affida a professionisti – spiega -: sul Gran Sasso circa 200 persone, tutte accompagnate: una buona prassi, che spinge a emulare un comportamento corretto”. Non c’è stato, infatti, alcun incidente, nonostante le condizioni di meteo particolari: vento e cielo coperto che produceva sul manto nevoso il tipico effetto chiamato in gergo ‘piatto’, indistinto, disorientante senza esperienza e conoscenza. Il direttore della scuola ‘Nestore Nanni’ ricorda anche l’importanza dell’attrezzatura: persino il tipo di mascherina per proteggere gli occhi può fare la differenza, per esempio aiutando, per l’appunto, ad arginare il famoso ‘effetto piatto’ del fondo nevoso. Ma ci sono strumenti diventati recentemente fondamentali e non soltanto perché obbligatori: l’Artva, la pala e la sonda. Che non servono a prevenire una slavina. “Sono strumenti che possono aiutarci a salvare la vita dei nostri compagni di escursione in caso di valanga – spiega De Paolis -, ma che bisogna saper usare bene per essere davvero sicuri di poter salvare. Per questo abbiamo già organizzato, nelle settimane passate, due corsi specifici, di cui uno con esercitazione sulla Majella, dove sono arrivati partecipanti da tutta Italia: le esercitazioni hanno evidenziato come, pur avendo conoscenza dettagliata dello strumento, costituisce soltanto una parte. Poi c’è la capacità di gestire l’evento, di cercare gli eventuali travolti, di procedere nel modo giusto a scavare, di stabilizzare gli infortunati, di guidare l’arrivo dei soccorsi. Ad esempio, bisogna sapere che un infortunato può andare incontro a ipotermia; che può sopraggiungere in ambiente innevato, non necessariamente sotto una valanga. L’Artva – ribadisce De Paolis – lo si usa per gli altri, non è autosoccorso, ma aumenta la nostra capacità di salvare gli altri e di essere a nostra volta salvati. E’ un gesto di solidarietà. Per tutte queste ragioni, l’invito a chi ama la montagna e vuole avvicinarsi ad essa, è di prepararsi nel modo giusto, ad esempio frequentando i corsi di scialpinismo”.


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