di Matilde Albani, L’Editoriale – La stampa dovrebbe essere guardia assoluta della democrazia, sguinzagliata non solo per scoprire le magagne dei politici, per controllarne eventuali malefatte, ma per riferire “senza condizionamenti” ogni passo di quello o di quell’altro. Ogni tanto, si da sfoggio all’indignazione, si sbandiera la libertà di stampa o di parola, e ci si ricorda di essere custodi dell’informazione. Accade, poi, che per la delicata missione a Bruxelles, la Regione Abruzzo abbia indicato a sua “discrezione” la presenza di almeno sei testate, escludendo di fatto coloro che non si prestano a fare da cassa di risonanza alla politica.
In questi ultimi però è compreso anche l’organismo di Supporto Stampa della Regione guidato dalla dirigente Vanna Andreola, che non ne sapeva assolutamente nulla e che non ha ricevuto alcun invito. Nulla quaestio sulla rappresentatività dei prescelti, ma, visto che la trasferta di due giorni non l’ha pagata la Regione Abruzzo, bensì la Ue su richiesta dell’europarlamentare Crescenzio Rivellini, è umano chiedersi, in base a quale meccanismo è funzionata la scrematura.