Messina Denaro, e le strane notti del San Salvatore dell’Aquila

di Alessio Ludovici | 24 Settembre 2023 @ 20:13 | ATTUALITA'
laquila san salvatore Messina Denaro
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L’AQUILA – L’agonia di Messina Denaro ha trasformato l’ospedale San Salvatore dell’Aquila in un posto strano. La vicenda, da quando il boss è stato trasferito nel carcere delle Costarelle costruito sui terreni reclamati dai cives Preturo (deciderà la giustizia se quelle terre sono un bene collettivo o meno) a pochi chilometri dal San Salvatore, ha accesso i riflettori sulla città e certo non nel modo che ci si aspettava. Ma tant’è, questa strana città in un modo o nell’altro si ritrova periodicamente al centro dell’attenzione.

Ore 18.45 di una domenica sera. L’edificio L5 dell’ospedale è presidiato dalle forze dell’ordine, al piano terra come nei corridoi dei piani di sopra dove un separè divide il mondo dei civili da un altro mondo. Carabinieri, Polizia, Esercito, Polizia Penitenziaria, agenti in borghese, ci sono tutti. L’area è presidiata, a sua volta, da tv e radio nazionali e dagli inviati della carta stampata che fanno la spola da Roma e telefoni alla mano cercano di capire la situazione. 

Un lavoro che qualcuno deve pur fare anche se a noi, quelle telecamere puntate su qualche edificio pubblico, non possono non ricordare altri momenti, decisamente più gravi e più seri. Ci restituiscono comunque quella strana e frastornante sensazione di essere ospiti in casa propria.

Neanche 10 km separano l’ospedale San Salvatore dell’Aquila dal carcere di Preturo. Nella periferia ovest del capoluogo abruzzese il boss Messina Denaro ha passato gli ultimi mesi della sua vita. Gli aquilani li hanno vissuti con fastidio, preoccupati più che altro che un ospedale già con i suoi problemi dovesse occuparsi anche di un ospite che ha costretto l’ospedale agli straordinari. Mesi stressanti per il personale di polizia, per la penitenziaria, per gli operatori della Asl che durante la degenza di Denaro, che ha fatto la spola tra il carcere e il nosocomio, si è ritrovata anche nel bel mezzo di un attacco hacker che ha quasi azzerato la sanità aquilana, riportandola a lavorare per settimane con carta e penna.

In città pare passata anche parte della famiglia del boss, compresa la figlia che solo negli ultimi mesi ha deciso di prendere il nome del padre.

Oggi, all’Aquila, pare ci sia solo l’avvocato. E’ in attesa, ospite di una stanza all’interno dell’ospedale, per fare, piaccia o meno, il suo lavoro. Lamorte di Messina Denaro, da un punto di vista strettamente istituzionale, sarà un passaggio delicato e gestito dalle più alte magistrature dello stato: troppi i rischi, eccessiva l’attenzione, massimo il riserbo.

Nessuno può parlare.

Nessuno ne ha voglia di parlare, tanto meno ora che la vicenda sta per chiudersi. Probabilmente la salma verrà trasportata di notte, questa o quella di domani chissà, e neanche ce ne accorgeremo noi aquilani. Se ne riparlerà al prossimo caso di un carcere, quello di Preturo, con il poco invidiabile record di detenuti al 41 bis. Una struttura che ci trasporta nelle cronache nazionali ma non certo per i motivi che vorremmo. Pazienza. Da qualche parte vanno pur fatti, anche se non sono previsti risarcimenti per la città né, al momento, per quegli usi civici di Preturo che quelle terre reclamano da tempo. 

AGGIORNAMENTI

29 Settembre 2023: Il presidente dell’Aduc di Preturo, Antonio Nardantonio, ci ha tenuto a precisare in merito ai terreni del demanio civico di cui all’articolo, che già dal 2014 il Commissario al Riordino degli Usi civici per l’Abruzzo ha emanato una sentenza definitiva con la quale sono state riconosciute le ragioni dei cittadini di Preturo. Più sentenze susseguite nel corso degli anni. L’ultima del 2019/2020 del Consiglio di Stato ha accolto il ricorso e rimesso la causa al Tar Abruzzo per l’esecuzione della sentenza. Esecuzione non ancora avvenuta


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