Meritocrazia Italia su aborto: “Sia un diritto, non una proclama elettorale”
di Redazione | 20 Gennaio 2023 @ 13:50 | CRONACA
L’AQUILA – Solo qualche mese fa, nel corso dell’ultima campagna elettorale, oggetto di ampia discussione è stato il diritto all’aborto. Questione strumentalizzata a fini divisivi e di accaparramento di consenso, poi accantonata e comunque mai affrontata nel verso giusto.
Dalla relazione ministeriale sull’attuazione della legge sull’interruzione volontaria della gravidanza sui dati del 2020, emerge una riduzione del 9,3% del ricorso all’aborto in tutte le aree geografiche. Diminuisce in tutte le fasce di età, in particolare tra le giovanissime. Risulta prevalente il ricorso al consultorio familiare per il rilascio della certificazione necessaria alla richiesta di Ivg (43,1%), rispetto agli altri servizi (medico di fiducia 19,9%, servizio ostetrico-ginecologico 33,4%).
Ma l’indagine non considera tutti gli aspetti della questione.
Territori completamente abbandonati e consultori senza personale sufficiente, lunghe liste di attesa rendono l’esercizio del diritto all’aborto un vero percorso a ostacoli, con variabili molto accentuate da Regione a Regione.
Il punto è che in tutto il mondo si va verso una progressiva privatizzazione dell’aborto, con diffusione sempre maggiore del metodo farmacologico. È un fatto che venga sempre meno praticato nelle cliniche, e sempre più in autonomia presso il proprio domicilio, con aumento dei rischi di mancato successo e per la salute.
Questo anche per la presenza notevole di obiettori di coscienza, che ha favorito la diffusione di procedure fai-da-te, con consegna domiciliare dei prodotti abortivi.
Non manca chi lamenti, perciò, legittimamente, un sostanziale affievolimento del diritto all’interruzione volontaria della gravidanza e mostri preoccupazione per il rischio che l’aborto venga relato a una condizione di clandestinità legale.
Il tema va affrontato con approccio laico, non ideologico e socialmente equo.