Manovra: quella proposta di legge che ucciderebbe le scuole aquilane
di Marianna Gianforte | 16 Dicembre 2022 @ 06:09 | ATTUALITA'
L’AQUILA – Una “scellerata proposta”. Così il sindacato della scuola Gilda della provincia dell’Aquila definisce le misure previste nell’articolo 99 della finanziaria 2023, nel quale è prevista la volontà del Governo di aumentare il numero minimo di alunni dagli attuali 600 a 900 affinché un istituto scolastico conservi l’autonomia. “Se passasse in Parlamento tale proposta inserita nella legge finanziaria per noi in provincia dell’Aquila sarebbe un’ecatombe – spiega il segretario provinciale Claudio Di Cesare -. Con i numeri attuali delle nostre aree interne, praticamente tutti gli istituti comprensivi non situati nei grandi Comuni dell’Aquila, di Avezzano e di Sulmona perderebbero l’autonomia e sarebbero costretti a unirsi tra loro con conseguente riduzione dell’organico del personale e grandi spostamenti degli alunni per raggiungere i plessi che rimarrebbero aperti. E’ già iniziata una complessa iniziativa da parte nostra e degli altri sindacati per far capire al Governo che trattasi di una proposta priva di senso, in quanto per risparmiare due spiccioli si provocherebbero disagi notevolissime alle aree interne del Paese”.
Gilda lancia un allarme: ennesima batosta per i territori dell’entroterra abruzzese, soprattutto quello dell’Appennino aquilano e fa un appello al presidente della Regione Marco Marsilio, la cui Giunta quasi un anno fa ha approvato una legge contro lo spopolamento dei borghi e dei Comuni dell’entroterra montano (un assegno di natalità come ‘misura specifica di sostegno per favorire l’incremento delle nascite e valorizzare la genitorialità nei piccoli comuni di montagna’) e che appare oggi, alla luce della proposta in finanziaria che proviene proprio dal suo stesso partito, Fratelli d’Italia, una contraddizione. “Chiedo al presidente Marsilio di aiutarci – dice con forza Di Cesare – affinchè questa norma in finanziaria per poter passare ha bisogno di un accordo nella conferenza Stato-Regioni; il presidente Marsilio sa qual è la situazione delle aree interne e che soffriamo moltissimo per tenere le scuole aperte già adesso, con le attuali norme. Se chiudiamo le scuole, scompare nelle aree interne anche il tessuto produttivo, perché le famiglie si allontanerebbero” verso luoghi con maggiori servizi, scuole comprese. “Io chiedo al presidente di evidenziare nella conferenza questa particolare situazione dell’Abruzzo e se anche avrà davanti a sé chi, della stessa parte politica dovrà fare opera di sensibilizzazione per convincerli a fermare questa norma. Chiediamo che valorizzi di più il territorio a scapito di una scelta politica del suo stesso partito”.
La preoccupazione del sindacato Gilda si va ad aggiungere a quella espressa nei giorni scorsi dalla Flc Cgil. “Da un calcolo approssimativo, se si dovesse applicare una media regionale di 950 alunni e alunne, almeno 10 scuole della nostra provincia perderebbero l’autonomia – aveva scritto in una nota la segretaria provinciale Miriam Del Biondo -. Attualmente 29 istituti scolastici su 47 non raggiungono neanche lontanamente i 900 alunni e molti altri sopravvivono perché sono situati in comuni di montagna e, quindi, dimensionano a 400 e non a 600 alunni e alunne. Abbiamo poi, scuole con numeri molto inferiori anche a 400 che sono in deroga proprio per la posizione geografica, la difficile viabilità e la mancanza di servizi diffusi che contraddistingue il territorio in cui sono situate. Tra queste è emblematico – spiega Del Biondo – l’istituto comprensivo di Pescasseroli che è già frutto di un accorpamento, avvenuto anni fa, con quello di Barrea. Per l’inesorabile declino delle nostre aree di montagna, l’istituto comprensivo Croce di Pescasseroli è destinato a scomparire, smembrato e riaccorpato a Castel di Sangro o a Gioia dei Marsi, comunque distanti e difficilmente raggiungibili. E’ chiaro che la nostra provincia sarà fortemente danneggiata dalle misure previste dall’art. 99 e temiamo che questo produrrà un’accelerazione all’inesorabile fenomeno dello spopolamento che interessa la maggior parte del nostro territorio”.
C’è, infine, un’altra importante richiesta che Gilda, Cgil e Uil fanno al Governo e riguarda il disegno di legge per l’autonomia scolastica differenziata tra Regioni: “Siamo contrari al disegno inizialmente avanzato dalle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna e rilanciato dalla attuale maggioranza di Governo. Con tale progetto, si intende demolire il carattere unitario e nazionale del sistema pubblico di istruzione. Infatti, si vuole costruire un organico regionale del personale scolastico, si vogliono bandire concorsi regionali, si vuole regionalizzare da subito la dirigenza scolastica, si vogliono costruire contratti regionali e si vogliono differenziare gli stipendi su base territoriale intervenendo sulla mobilità, sottraendo la materia alla negoziazione sindacale. Se passasse tale progetto – prosegue Di Cesare-, avremo docenti regionali e programmi differenziati. Le Regioni potranno fissare ogni anno il fabbisogno occupazionale e di conseguenza indire bandi locali e assumere direttamente il personale scolastico, che sarà dipendente delle Regioni e non dello Stato. La Gilda degli insegnanti, unitamente al coordinamento per la democrazia costituzionale, agli altri sindacati sostiene la campagna per firmare la richiesta di indizione di un referendum o di una legge di iniziativa popolare attraverso il link https://raccoltafirme.cloud/app/user.html?codice=CDC, un applicativo web che consente l’uso universale della firma elettronica qualificata Spid. L’obiettivo – spiega Di Cesare – è arrivare a una proposta di Legge Costituzionale di iniziativa popolare per l’introduzione di una clausola di supremazia della legge statale e lo spostamento di alcune materie di potestà legislativa concorrente alla potestà legislativa esclusiva dello Stato. Abbiamo necessità di 50mila firme (ma per maggiore sicurezza ne servono 60mila), da depositare in Parlamento e tale obiettivo deve necessariamente essere raggiunto nell’arco di 6 mesi.