Maltempo, Ursini (Geolab): “Per evitare tragedie sviluppare coscienza della prevenzione”

Dopo la tragedia avvenuta nelle Marche a causa dell'esondazione del fiume Misa, l'esperto di protezione civile ricorda l'importanza - al di là della prevenzione strutturale che spetta agli enti e alle amministrazioni - di essere cittadini attivi, conoscere il piano di protezione civile del proprio Comune, saper riconoscere i fattori di rischio

di Marianna Gianforte | 17 Settembre 2022 @ 06:06 | AMBIENTE
prevenzione
Print Friendly and PDF

L’AQUILA – Dieci morti per un’alluvione sono un numero troppo alto, inaccettabile. Mentre l’Italia si stringe alle comunità colpite dall’alluvione nelle Marche, e anche L’Aquila cerca di fare la sua parte, con il sindaco Pierluigi Biondi che ha messo subito a disposizione delle famiglie senza più un tetto gli alloggi del progetto Case, torna l’urgenza di riprendere a parlare a gran voce di come evitare simili tragedie. Lasciando ad altri la ricostruzione della catena delle inefficienze o irregolarità costruttive (ci saranno inchieste della magistratura sulle responsabilità), quel che conta, adesso, è riproporre con forza i concetti della prevenzione. Laquilablog ha chiesto a Elio Ursini del laboratorio Geolab dell’università dell’Aquila e appartenente alla Lares (l’unione nazionale laureati esperti in protezione civile), un parere su come evitare di dover piangere ancora la morte di persone per una frana, un’alluvione, un terremoto. 

Non solo prevenzione strutturale, legata cioè alla gestione delle criticità del territorio, della corretta urbanizzazione, della cementificazione, della costruzione di infrastrutture e abitazioni lontane dalle fasce di rischio idrogeologico (fiumi, canaloni di montagna, faglie sismiche e così via); ma anche prevenzione non strutturale per cercare di arginare i danni catastrofici degli eventi naturali estremi. Ossia, conoscere il proprio territorio e sviluppare una coscienza di protezione civile per essere cittadini ‘attivi’ e responsabili: ciascuno di noi dovrebbe sapere cosa fare e come in situazioni di emergenza idrogeologica, sismica o ambientale in generale. Così come spetta agli amministratori pianificare bene in tempi non di allarme: non dare, ad esempio, eccessive concessioni edilizie; verificare la manutenzione e lo stato di ‘salute’ delle strutture esistenti e soprattutto più vecchie; curare gli alvei dei fiumi; impedire di costruire nei luoghi pericolosi; stabilire dei piani ben precisi in cui spostare le vetture in caso di previsioni meteo avverse. E forse anche, come ha detto ieri il geologo e divulgatore Mario Tozzi, intervistato da Rainews24 a poche ore dalla tragedia di Cantiano e degli altri luoghi marchigiani colpiti dall’esondazione del fiume Misa, “adottare il principio di ‘massima allerta’ perché è meglio un eccesso di attenzione che il peggio”.

Ursini sottolinea l’importanza che i cittadini abbiamo la consapevolezza delle fragilità del proprio territorio, o di quello in cui ci si trova a permanere temporaneamente, come può essere una vacanza, un’escursione, un viaggio. Consapevolezza che aiuta anche a ‘prevenire’ i propri comportamenti, a decidere come comportarci in determinate circostanze di rischio: ad esempio, evitare, se non strettamente necessario, di uscire di casa se c’è un temporale molto intenso, non fare il bagno nel mare agitato, non stare vicini a un albero isolato se è in corso un temporale mentre siamo in alta quota, non correre sulle scale durante una scossa di terremoto, salire ai piani alti se si sta verificando un’alluvione, non percorre viali alberati se c’è vento molto forte, evitare di avvicinarsi ai bordi di un fiume in piena per fare una foto. Sono soltanto degli esempi che, però, ci danno il senso di cosa voglia dire ‘sviluppare una cultura della prevenzione’.

Non solo: occorre anche veicolare tale conoscenza e preparare la popolazione. Tutte le istituzioni devono farlo costantemente: le amministrazioni, le scuole, le forze dell’ordine, le associazioni di protezione civile, le scuole, le univesrità, le asl, gli organismi sportivi, gli enti e molti altri, ciascuno per la propria parte di competenza. E poi, ha detto ancora Ursini, un appello anche agli operatori e agli esperti dell’informazione: attenzione a utilizzare termini dei quali non si conosce il vero significato (‘bombe d’acqua’) o a chiamare ‘eccezionale’ un evento che non lo è.

C’è un altro strumento nelle mani dei cittadini per tutelare se stessi e anche il proprio ambiente: il piano di protezione civile comunale, da consultare regolarmente per sapere come comportarsi quando c’è una situazione di rischio. E se ogni Comune ha l’obbligo di pubblicare sul proprio sito e di pubblicizzare e divulgare il piano di protezione civile, i cittadini devono assumersi l’impegno di andarlo a consultare più o meno con una frequenza simile a quella con la quale si consultano le previsioni meteorologiche prima di andare al mare o le pagine social dei propri amici. 

 


Print Friendly and PDF

TAGS