Ma veramente il problema è come chiamare la premier donna?

di Isabella Benedetti | 02 Novembre 2022 @ 06:21 | Punti di svista
premier donna meloni
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La storia, da sempre, è stata scritta dagli uomini e quelle pagine le donne le hanno spesso bagnate di lacrime di rabbia e di dolore, le hanno macchiate con il sangue di battaglie per il riconoscimento dei propri diritti di cittadine e, prima ancora, di persone. Donne di un valore immenso che hanno dovuto lottare duramente per affermare il proprio pensiero, i principi di un ideale. Relegate nell’ombra, solo nell’immediato dopoguerra un Consiglio dei Ministri aprì le urne al voto femminile. Lo fece con un decreto sbrigativo ritenendo ormai la questione inevitabile, inesorabile. A 75 anni da allora, la storia è stata scritta con un altro colore, si è tinta di rosa, con l’elezione della prima donna Premier. Il rosa è un bel colore, è quello dell’amicizia, della speranza, ha in sé la forza del rosso, ma temperato dalla purezza e saggezza del bianco.

Si pone un primo mattone per quella parità di genere che in Europa ci vede come “fanalino di coda”, vittime di un retaggio culturale tradizionalmente maschilista. Per le donne il passato è un trascorso di “disparità” e umiliazioni e la strada per la parità effettiva dei diritti è ancora lunga e tortuosa. Disparità e non disuguaglianza, perché quest’ultima esprime un concetto diverso.

Siamo tutti squisitamente disuguali.

L’uguaglianza, come suggerisce Drusilla Foer, moderna Mrs Doubtfire con stile, presuppone una comparazione inappropriata, antitetica e non consona ad una società multietnica. Mi trovo a sfogliare una piccola guida trovata per casa, diretta alla sposa cristiana e scritta dalla Contessa Laura di Barezia. La mia edizione è del 1946. La Contessa invita la giovane sposa alla affabilità, modestia, obbedienza nei confronti del proprio marito, ad un atteggiamento di comprensione quando lui la tratterà da “ragazza”, perché impegnato in affari di rilievo, mentre lei dedita a cose vane ed inutili come quelle dei fanciulli. La sua affezione verso lo sposo deve suggerire conformazione a gusti e carattere del consorte, ricordandole che è più facile ubbidire che comandare. Mi chiedo se qualcuno si sia mai preso la briga di stilare una guida comportamentale diretta ai giovani sposi e mi rallegro che un po’ di strada le donne l’hanno fatta e qualche sassolino dalle scarpe se lo sono tolte.

Per capire i traguardi raggiunti bisogna guardarsi indietro. Per il resto, il problema di come chiamare il Premier neoeletto sembra questione inutile e sterile. Alcune soluzioni prospettate sembrano piuttosto mortificazioni della lingua italiana, ma Presidente va benissimo.


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