L’Orto Botanico di Collemaggio, a che punto siamo. Ecco le novità

di Alessio Ludovici | 30 Marzo 2023 @ 06:00 | AMBIENTE
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L’AQUILA – Qualche novità c’è, finalmente. Da qualche giorno chi dovrebbe prendere in gestione il mitico Orto Botanico di Collemaggio ha simbolicamente le chiavi. Ce lo hanno confermato dall’associazione 180 Amici che, insieme ad altre realtà del sociale, si è aggiudicata un bando della Provincia dell’Aquila uscito nel 2021.

Dovranno provvedere alla manutenzione dell’area, dall’illuminazione all’irrigazione e gli arredi dei circa 7 o 8 ettari di terreno che corrono sotto Collemaggio. Poi ci sarà la gestione vera e propria, sono previste attività per il sociale oltre al verde vero e proprio. Per gli aspetti botanici e naturalistici, il vero cuore dell’Orto, probabilmente ci si affiderà a qualcuno. 

Oggi del mitico giardino botanico è rimasto poco, tutto è aperto e alla mercè di chiunque e l’unico rischio è di incontrare qualche cinghiale a rufolare. Collemaggio però custodisce ancora tante piante rare e non, alcune rarissime. Per tante altre piante le targhette che ne segnalavano nome e famiglia sembrano ormai le lapidi di un cimitero.

Per tanti anni gestito dai frati, quindi dall’Università e poi, dopo varie vicissitudini, finito alla Provincia, l’orto è sempre stato un luogo vissuto, frequentato, con una funzione ecologica ben precisa tanto che si poteva anche fare richiesta dei semi. Del resto a fissare la funzione di giardini e orti botanici è la stessa normativa regionale. E’ la legge 35 del 97 che individua negli orti botanici le strutture per “la conservazione della biodiversità del patrimonio floristico abruzzese autoctono”l’Orto botanico di Collemaggio era una delle strutture individuate. La legge funzionò, gli orti se la cavavano bene e aumentarono anche di numero, poi non fu più finanziata e sono arrivate le difficoltà. 

E’ diventato, invece, un bel problema soprattutto per un ente come la Provincia decapitato dalle riforme di qualche anno fa: ed ecco che sono  sopraggiunti l’abbandono e la necessità di togliersi il piccio della gestione.

L’Orto Botanico: il valore scientifico e per la biodiversità

Uno scrigno l’orto di Collemaggio, scrigno di biodiversità soprattutto: alberi, fiori, piante, piante talmente rare che solo occhi e mani competenti possono conoscere e maneggiare. Nel corso dei decenni sono state raccolte in ogni parte d’Abruzzo,  da ogni comune, da ogni ecosistema del nostro territorio. C’è anche una microforesta nella parte bassa, c’è una piazza d’acqua per la raccolta delle piogge, itinerari, casette, serre e quant’altro.

L’orto botanico doveva tornare a nuova luce ogni anno a partire da qualche anno a questa parte. Ci aveva provato il Cai a farsi avanti, anche il Cufa sembrava interessato. Le cose sono andate diversamente. Del resto la gestione è complicata, parliamo di quasi 7 ettari e non è che si va lì con il decespugliatore del nonno a tagliare tutto. 

L’area è fornita di tutto anche se la manutenzione straordinaria sarà tanta: strutture, serre, acqua (da una fontanella scorre h24 a spese di pantalone), l’irrigazione è predisposta per l’impianto a goccia, ci sono le vasche, una stazioncina meteo, ci sono strutture che ancora conservano il vecchio erbario che forse, anzi sicuramente, andrebbe messo in sicurezza oggi stesso. Gli erbari sono il sacro Graal dei botanici e quello di Collemaggio contiene campioni essiccati di piante raccolte in tutta la regione e identificate da botanici autorevoli come il professor Fernando Tammaro, accuratamente preparati su cartoncini, corredati da cartellini identificativi, imbustati al riparo da umidità e insetti. Un preziosissimo materiale testimoniale e di studio che meriterebbe di essere adeguatamente curato e che invece ora, completamente incustodito, è stato in parte vandalizzato e lasciato all’aperto.

Tante di quelle piante che c’erano non ci sono più, molte furono donate di cittadini di cui qua e la si incontrano le targhe buttate per terra. Di altre, anche rarissime come il Limonio aquilano, rimangono sei piante in croce. Il Limonio aquilano è una specie che in tutto il mondo vive solo in 10 località dell’aquilano, in forte declino in natura, quasi estinta si potrebbe dire per la grave manomissione dei territori in cui vive. La coltivazione negli orti botanici di questa specie rappresenta praticamente l’unica possibilità di salvezza per l’intera specie e le sei piantine di Limonio che ancora miracolosamente sopravvivono a Collemaggio sono, in questo senso, importantissime. 

Non solo Collemaggio: le difficoltà di vivai e orti botanici

L’Italia è uno strano paese, è notizia proprio di questi giorni 330milioni di euro di fondi Pnrr destinati alla riforestazione urbana delle grandi città sono stati spesi per lo più in sementi solo per centrare le tempistiche del programma di aiuti europeo. Sementi da far crescere in qualche vivaio per poi essere trapiantate chissà quando e chissà dove, l’Europa nel frattempo potrebbe dirci che non va bene, andavano messi a dimora alberi, e riprendersi quei soldi.

Nel frattempo vivai, orti e giardini botanici del bel paese cercano di sfangare l’anno. Anche nel nostro territorio, dove quasi 20miliardi di euro sono piovuti per rimettere a posto le cose dopo il terremoto, si moltiplicano gli sforzi green della comunità tutta: poi si gira l’angolo e ci si imbatte in quelli che erano veri gioielli di gestione ambientale ridotti a cimiteri verdi. Il museo del legno di Arischia è chiuso, l’orto botanico di Barisciano resiste ma tra mille difficoltà, il museo di scienze naturali di San Giuliano è chiuso e l’elenco potrebbe continuare a lungo. E poi ci sono i progetti sul territorio, magari progetti costati un occhio della testa, la rinaturalizzazione del Vetoio, imbastiti nel corso dei decenni e di cui non si sa più nulla.

Non riusciamo a gestire quello che abbiamo ma intanto si progettano nuovi interventi. Così se la provincia ha a Collemaggio una “piazza d’acqua” abbandonata (oggi si chiamano così gli spazi per la raccolta delle acque piovane, per essere green evidentemente servono anche nomi fighi), il Comune ne progetta una nuova di zecca altrove e giustamente per carità, sperando non faccia la stessa fine tra venti anni. 

A pochi centinaia di metri dall’orto di Collemaggio c’è il vivaio Mammarella, di proprietà della Regione, 6 ettari e tantissime strutture, tutto abbandonato e solo ora la Regione, grazie agli sforzi di qualche persona più illuminata, sta cercando di recuperarlo e sono state approntate le prime opere di pulizia e manutenzione.

 


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