L’organo storico della Basilica di Collemaggio, opera incompiuta nel recupero post-sisma

di Laura Di Stefano | 28 Giugno 2021 @ 06:00 | CULTURA
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L’AQUILA – Sono ormai passati più di due anni dalla riapertura della Basilica di S. Maria di Collemaggio dopo i lavori sponsorizzati dall’ENI, con accordo di programma pubblico-privato tra il Comune di L’Aquila, ente proprietario della Basilica, e il Segretariato per i Beni Culturali dell’Abruzzo, in seguito ai danni provocati dal sisma del 2009.

Tra le opere ancora non ricollocate o incompiute nel lavoro di restauro, abbiamo lo storico Organo a canne della Basilica, il maestoso strumento musicale travolto dalle macerie della zona absidale della Basilica. Un importante restauro, nel 2018, ha interessato soltanto nella parte lignea dell’organo che però rimane muto, cioè privo di tutta la parte fonica e meccanica. 

La realizzazione dell’organo, databile presumibilmente al XVII secolo, è stata effettuata tramite una ricomposizione di elementi di epoche diverse, che, inserite nella solennità dello stile barocco e nella lucentezza dell’oro, hanno contribuito a rendere l’opera unica nel suo genere. Una complessa struttura lignea di imponenti dimensioni decorata da pannelli scolpiti e intagliati raffiguranti la vita di Cristo, da sculture come i Santi Pietro e Paolo, da elementi minori quali anfore acroteriali, fiamme e festoni reggicanne, chiusa posteriormente e inferiormente da tavolati lignei dipinti policromi, è stata creata per ospitare uno strumento altrettanto imponente come l’organo a canne, attribuito, secondo alcuni studiosi, a Luca Neri da Leonessa.

A seguito degli interventi di ripristino della Basilica da parte del Moretti negli anni ’70 del Novecento, la struttura barocca fu posta  nell’ultimo tratto della navata laterale destra. Soltanto dopo il restauro, effettuato in occasione del Giubileo del 2000, si optò per ricollocarlo nella sua sede originale, nell’ultimo intercolumnio sinistro della navata centrale, scelta, quest’ultima, che è stata confermata nel 2018.

Con il terremoto del 6 aprile 2009 l’organo è stato completamente travolto e ridotto in frantumi dal crollo della cupola, del transetto e dei due pilastri dell’arcata trionfale della Basilica. Il materiale recuperato è stato opportunamente catalogato, etichettato, messo in sicurezza e inserito all’interno di nove grandi casse, adeguatamente costruite, fino al 2015, anno in cui l’intervento di restauro ha potuto avere inizio. L’intera struttura si presentava in uno stato conservativo estremamente compromesso. I danni delle varie porzioni risultarono differenti in base alla loro posizione, alcune di esse, come ad esempio la struttura portante della cantoria, erano completamente frammentate e prive di numerose porzioni lignee, in questa circostanza è stato scelto di realizzare le componenti mancanti ex novo con legno stagionato e rinforzato, dove necessario. Il recupero dei preziosi pannelli scolpiti e dorati, caratterizzanti la cantoria e raffiguranti scene della Passione di Cristo (l’Orazione nell’orto, la Flagellazione, la Crocifissione, la Deposizione dalla Croce, la Sepoltura), è avvenuto attraverso un minuzioso e accurato incollaggio. L’obiettivo, nel restauro di tutti gli elementi, dal più imponente a quelli di dimensioni più contenute, è stato principalmente quello di recuperare nelle maggiori porzioni possibili la materia originale. In seguito agli interventi  di recupero e di rinforzo delle strutture, si è resa opportuna la scelta di varie tecniche di doratura, al fine di accordare cromaticamente gli elementi nuovi all’oro antico.

Il lavoro si è concluso nel dicembre del 2018 e la cassa lignea è stata riposizionata nella sua sede originale.

Il restauro è stato effettuato in seguito al progetto elaborato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici d’Abruzzo, nella persona del dott. Fabrizio Magani in qualità di Direttore regionale. La direzione lavori era così composta: Direzione Lavori e Progettazione: dott.ssa Biancamaria Colasacco, geom. Claudio Tatoli; Responsabile del procedimento: arch. Patrizia Luciana Tomassetti. I finanziamenti sono stati erogati dalla Società servizi aziendali Pricewaterhousecoopers S.r.l. I lavori sono stati eseguiti da una ditta aquilana, esperta in conservazione e restauro delle opere d’arte, con la consulenza tecnico-scientifica dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, nelle figure della dott.ssa Laura Speranza, della dott.ssa Maria Cristina Gigli e del dott. Andrea Santacesaria.


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