Lo spopolamento dei piccoli comuni, la storia di Assergi e dei suoi commercianti

di Redazione | 23 Aprile 2020 @ 11:41 | ATTUALITA'
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L’AQUILA – Da anni c’è un costante movimento in atto: lo svuotamento dei piccoli borghi, soprattutto montani e a vocazione agricola, con gli uffici spostano le proprie sedi, il trasporto pubblico che diventa problematico se non inesistente e le piccole attività che chiudono i battenti per mancanza di bambini.

A presidiare il territorio rimangono solo gli anziani, con il risultato che tradizioni e identità locali vanno man mano perdendosi con la conseguente morte culturale dei luoghi. Un fenomeno, quello dello spopolamento, che accompagnato dall’invecchiamento della popolazione, interessa larghe sacche montane dell’Abruzzo interno, penalizzate o da isolamento o da gravi calamità naturali, quali i danni causati dal terremoto o, più recentemente, dalla pandemia in corso.

Tra questi, Assergi, la frazione aquilana situata alle pendici del Gran Sasso d’Italia che, come si legge sul blog dell’associazione “Assergi racconta”, “negli ultimi anni ha subìto la desertificazione commerciale e lo spopolamento democrafico”, rendendo di fatto un’impresa acquistare un pacco di pasta o del pane, visto che l’alimentari più vicino si trova a circa 8 chilometri.

In realtà la storia del piccolo borgo aquilano affonda le proprie radici in Le origini vestine del paese sono ben testimoniate dai ruderi dell’antica Prifernum, situate a poca distanza dall’attuale Assergi, nella località detta del Forno, e di cui non restano molte testimonianze. Probabilmente scomparso già nel II secolo avanti Cristo, si ricostituì in età romana ed in particolare al I secolo, quando nell’area alle pendici del pizzo Cefalone venne edificato un piccolo villaggio, Castrum Asserici, alloggio degli operai delle vicine miniere[

Ne medioevo poi, l’antico castello era cinto da mura alte oltre 10 metri, costruite soprattutto per proteggere il borgo dalle forti bufere invernali e gli abitanti dalle scorrerie dei briganti, che sono state danneggiate col sisma del 2009 e in parte state ristrutturate. E proprio il terremoto del 2009 ha stroncato uno degli ultimi tentativo di riportare un negozio in paese: quella della bottega, inaugurata nel 2001, di Quirino di Sole di Maurizio Mucciarelli e Sandra Giampaoli, che rappresenta però soltanto l’ultimo dei molti esercizi commerciali presenti nella lista della fiorente economia del borgo situato ai piedi del Gran Sasso.

Sempre “Assergi Racconta” ricorda per esempio “la locanda di Giacobbe e Rosalia di Giacobbe, l’albergo di Antonio Giampaoli; l’albergo di Berardino Spennati; le osterie di Antonio Del Sole, di Emidio Massimi e di Domenico Vitocco (Corangele); lo spaccio di Francesco Sacco“.

Senza contare tutte le altre attività aperte , nella prima metà del Novecento. il negozio di stoffe e altri generi Peppe e Milina, gli alimentari Miniciride, di Ercole Giusti, Vincenzo Valeri e Luigi Scarcia, ma anche le macellerie di Luigi Faccia, Luigi Massimi e Gennaro Giusti, la tabaccheria Giannangeli o il negozio di frutta e verdura La Francesetta.

Tutti esercizi, in ogni caso, chiusi a causa dello spopolamento. Uno spopolamento, dalle conseguenze, sociali ed economiche, drammatiche che, negli anni, ha comportato anche la chiusura delle scuole e il dislocamento degli uffici e dei servizi essenziali in molti dei borghi a vocazione montana dell’Abruzzo interno simili ad Assergi, con il traffico estivo e il turismo mordi e fuggi nei mesi di luglio e di agosto che rappresentano ormai soltanto brevi parentesi rispetto al controesodo decennale a cui sono generalmente soggetti.

La speranza rimane ora quella di salvare la memoria dei luoghi e, anche in un periodo di lockdown come quello che il mondo intero sta attraversando, di continuare a resistere allo spopolamento, ricreando legami di comunità e riattivando l’economia locale in base alle tradizioni e alle usanze locali che hanno continuato a svilupparsi nel corso degli anni. Anni lenti, calmi, fatti soprattutto di aria buona, sorrisi e di strette di mano.


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