Ci va giù duro Alessandro De Angelis, su L’Huffingtonpost. Alessandro è aquilano, la sua famiglia vive all’Aquila, conosce la situazione, e conosce cose che nemmeno noi aquilani conosciamo, o facciamo finta di ignorare.
Usa espressioni forti, nel chiedere al cambiatore di verso (Matteo Renzi), di rottamare il sindaco: “professionisti del business sulla catastrofe che avevano creato una sorta di “Terremoto Spa” ramificata tra livello politico di Giunta e livello amministrativo di burocrazia”.
“Se sapeva è complice, politicamente complice. Se non sapeva, è inadeguato, politicamente inadeguato”.
“Questa storia emana il fetido odore del sospetto e dell’opacità, dell’intrigo e della politica intrecciata con affari e faccende, che rischia – quando sarà tempo di paragoni storici – di far impallidire l’Irpinia”.
“E’ arrivata una sorta di amnistia mascherata, all’insegna del “tutti coinvolti, tutti assolti” poi la vergogna degli scandali e degli affari sulle disgrazie, da parte di una politica che, ancora una volta, sente l’eccitante ebbrezza del binomio tra illecito e mattone”.
Poi ricorda cose che a noi ormai sfuggono, per dire che non è da oggi che succcedono case, che non si può fare la parte di alice nel paese delle meraviglie: “fu allora che la sua giunta diede un incarico di 50 milioni di euro con affidamento diretto – senza gara cioè – a una ditta che si costituì, guarda caso, proprio il giorno prima dell’affidamento. E si costituì con un capitale di soli 10mila euro. Per non parlare della sequenza di nomine legati ad altrettanti scandali, come quello che coinvolse il presidente del centro turistico che sperperava quantità ingenti di denaro pubblico per spassarsela in trasferte in hotel e ristoranti di lusso, o per affitti da capogiro. Fu cacciato. E si presta a più di qualche domanda l’esercito di advisor di una società di Bologna a cui il Comune ha affidato una consulenza pesante, non si capisce su cosa”
E infine la ciliegina sulla torta: “il Pd non merita, all’Aquila, di diventare una sorta di “cricca democratica” “
Caro Alessandro, quanto hai ragione!
di Antonio Di Giandomenico
Cittadino senza città