“Luciano D’Alfonso del PD corre per la presidenza in Abruzzo- dice la didascalia che illustra l’editoriale “Carta Canta” di Marco Travaglio su L’Espresso oggi in edicola- “E’ sotto processo, ma soprattutto ha ricevuto regali sostanziosi da un imprenditore in affari con la regione. Cosa aspetta il partito a cambiare cavallo?”, si chiede Travaglio.
“Sui politici inquisiti, e perfino condannati, Forza Italia ha almeno il pregio della chiarezza: candida alle Europee il pregiudicato interdetto decaduto Silvio Berlusconi. Sulla posizione del PD, invece, chi ci capisce è bravo”. Dopo aver ricostruito alcuni casi emblematici di politici del PD coinvolti in inchieste giudiziarie (Barracciu, Del Basso de Caro, e De Filippo), Travaglio spiega che “ora il caso si ripete in Abruzzo”.
“Luciano D’Alfonso, ex sindaco di Pescara, arrestato nel 2008 per storie di mazzette e poi rinviato a giudizio tre volte (due per corruzione, una per truffa e falso), è il candidato governatore alle regionali del 25 maggio.”
“Dei tre provvedimenti, quello per truffa e falso è in corso, mentre due per corruzione si sono sono chiusi in primo grado con l’assoluzione: ma per uno la Procura ha fatto ricorso”.
“C’era da attendersi il pronto intervento di Renzi sul modello Barracciu, onde evitare che D’Alfonso sia eletto e poi, in caso di condanna in secondo grado, costretto a dimettersi. Sarebbe il secondo governatore del PD a farlo (in Abruzzo, ndr) per motivi penali, dopo Ottaviano Del Turco. Invece niente: Renzi tace e il PD acconsente. Ed è davvero bizzarro, perché la lista che sostiene D’Alfonso, “Insieme Nuovo Abruzzo”, ha messo nero su bianco nella “Carta d’intenti per il cambiamento abruzzese”, che “la questione morale sarà un cardine della coalizione e del suo governo”., con tanto di codice etico che recepisce la “Carta di Pisa” di Avviso pubblico per la trasparenza negli enti locali. Articolo 6: “in caso sia rinviato a giudizio per reati di corruzione…l’amministratore si impegna a dimettersi”.
“D’Alfonso”, spiega ancora Travaglio,”non rientra neppure nel “lodo Boschi”: non ha soltanto un avviso di garanzia, ma due rinvii a giudizio ancora attivi: inoltre presenta proprio quei “problemi di opportunità politica” che- Boschi dixit- impongono le dimissioni. Non c’è neppure bisogno di attendere la sentenza d’appello. Basta leggere la sentenza di assoluzione in primo grado: per anni D’Alfonso e famiglia sono stati mantenuti dall’amico costruttore Carlo Toto (il patron di AirOne) a suon di vacanze e viaggi gratis a Chicago, Malta, Santiago de Compostela, Zagabria, Spalato su aerei, jet privati e motoscafi-taxi, cene elettorali persino un’Alfa 166 con autista incorporato. regali da centinaia di migliaia di euro: tutto a sbafo. Poi Toto- che controlla pure l’autostrada Roma-L’Aquila-Pescara- otteneva appalti dalla giunta D’Alfonso. per il Tribunale erano “mere donazioni in spirito d’amicizia”. Intanto però i D’Alfonso- ricorda la Procura nel ricorso- facevano la bella vita: tre case, due auto di lusso e acquisti in contanti per decine di migliaia di euro, senza redditi o prelievi che giustifichino quel giro di denaro e continui versamenti in banca di rotoli di banconote (a parte “la pensione di una zia” e imprecisati “regali di parenti”).
Anche se fosse tutto lecito, non ritiene Renzi- chiede infine Travaglio- che un amministratore che vive a spese di un suo appaltatore crei qualche piccolo “problema di opportunità politica”? In alternativa, potrebbe gentilmente spiegare che deve fare un politico per essere “inopportuno”?