Leonardo di Carsoli: il gruppo inamovibile sulla chiusura

Sindacati riconvocati per giovedì 7 luglio: l'azienda dovrà, per allora, spiegare quali investimenti intende portare avanti, garanzie per i lavoratori e mantenimento dei livelli occupazionali

di Marianna Gianforte | 29 Giugno 2022 @ 06:05 | ATTUALITA'
leonardo
Print Friendly and PDF

ROMA – Nessuna risposta ai sindacati è arrivata ieri mattina (proprio a poche ore di distanza dal ritrovamento di un pacco bomba pronto a esplodere e potenzialmente offensivo fatto arrivare lunedì mattina nell’ufficio delle poste della sede di Leonardo Spa, ex Finmeccanica, a Prati) dal colosso dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza Leonardo Spa. I rappresentanti sindacali dei cinque siti che vanno verso la dismissione sono stati riconvocati per giovedì 7 luglio. Rimane inamovibile l’azienda compartecipata dallo Stato nella sua volontà di ottimizzare spazi e risorse e di chiudere cinque stabilimenti sparsi per l’Italia – tra i quali quello di Carsoli, in provincia dell’Aquila, dove lavorano 12 persone, tutti tecnici di alto livello, specializzati nel campo della progettazione, dello sviluppo, della produzione di trattamenti superficiali di lenti (trattamenti ottici) per applicazioni militari, aerospaziali e civile – per ottenere, ha spiegato il gruppo, investimenti più efficaci.

Nella stanza delle riunioni di Unindustria in via Noale a Roma, i dubbi dei sindacati non sono stati fugati e le domande rimaste inevase: “Innanzitutto non è chiaro quali sarebbero gli investimenti che verranno portati avanti nei siti ‘riceventi’, che i sindacati devono conoscere per poter valutare l’esistenza di garanzie e di impegni dell’azienda verso i lavoratori – spiega la segretaria provinciale della Fiom Cgil Elvira De Santis -. Poi occore sapere quali sono i livelli occupazionali ai quali mira l’azienda: saranno preservati gli attuali? L’azienda ci ha garantito che grazie al processo di ottimizzazione così impostato, si potranno effettuare assunzioni: ebbene, come avverranno? Abbiamo posto anche il quesito sulla ‘missione’ di ogni sito che verrà chiuso. Infatti, quando un gruppo aziendale sposta le attività da una parte a un’altra, c’è sempre il timore che per il sito che riceve diventi semplicemente un passaggio che prelude, poi, ad altri spostamenti. Ci aspettiamo che sia l’azienda a dichiarare queste missioni, sarebe un segnale di impegno preso e da rispettare”.

Non finisce qui; De Santis, unica rappresentante sindacale dell’Aquila presente ieri a Roma, ha messo in evidenza anche il ‘tema appalti’, ossia l’indotto: “Ci sono aziende che lavorano intorno ai siti che si voglono chiudere, ad esempio imprese di pulizie, ditte che si occupano della manutenzione e così via. Un vero e proprio piccolo indotto stettamente legato a queste aziende: che fine farano?”.

Tutti questiti ai quali l’azienda si è riservata di rispondere, appunto, il 7 luglio. Per ora non resta che aspettare, mantenendo la netta posizione di contrarietà al trasferimento delle attività dal sito marsicano a quello di Roma Tiburtina, destinato a diventare, secondo una nota diffusa nelle passate settimane dal capo del gruppo Leonardo, Alessandro Profumo, “un polo di competenza per lo sviluppo e il supporto di sistemi di comando e di controllo e radar navali, terrestri e del controllo del traffico aereo, nonché il sito di eccellenza per la produzione delle tecnologie a microonde”. Gli altri quattro siti per i quali si configura lo spostamento sono quelli di Giuliano, Pomezia, Taranto e Pisa.


Print Friendly and PDF

TAGS