di Fabiana Costanzi – A L’Aquila si parla sempre di prevenzione del rischio sismico. Abbiamo avuto 309 vittime e una comunità sbriciolata per almeno una generazione.
La legge n. 100 del 12 luglio 2012 prevede che entro 90 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento i comuni procedano ad approvare il piano di emergenza comunale, redatto secondo i criteri e le modalità riportate nelle indicazioni operative del Dipartimento della Protezione Civile e delle Giunte regionali.
Il piano di emergenza rappresenta lo strumento principale per la prevenzione dei rischi attraverso le Regioni del Dipartimento di Protezione Civile che ne monitora l’attività di realizzazione e quella di aggiornamento.
Lo scorso 12 ottobre è stata quindi inviata dal Dipartimento di Protezione Civile una nota alle Regioni che chiedeva una ricognizione di massima finalizzata, in una prima fase, alla conoscenza di quanti e quali Comuni italiani avessero un piano di emergenza.
La regione Emilia Romagna ha inviato i nomi ed il numero dei comuni che hanno redatto il piano; sono 266 su 348.
La regione Abruzzo NON ha ancora inviato la propria lista di Comuni.
Il presidente della Regione Abruzzo, EX Commissario per la Ricostruzione post sisma in Abruzzo, non ha né ideato una doverosa campagna di sensibilizzazione rivolta a sindaci e cittadini, affinché i comuni non coinvolti dal terremoto del 2009 si dotassero di un piano di sicurezza, né ha sollecitato i sindaci della provincia dell’Aquila a presentare il Piano nei tempi e con l’attenzione dovuti.
QUESTO E’ OPERARE IN MANIERA SCANDALOSA, non certo la scelta di rendere fruibile l’altrimenti morente centro storico cittadino.