Alla fine ce la faranno! Vedrete, è troppo importante togliere di mezzo quel cattivo esempio, quell’emblema assurto a simbolo in tutto il mondo (sì, perché assieme alle fratture dei monumenti, nella comunicazione campeggia sempre la scritta sulla tenda posizionata in piazza duomo).
Purtroppo, per gli amministratori attuali, s’intende, quella tenda è un simbolo, è un presidio di resistenza contro il sopruso e il malaffare, è la quotidiana riproposizione della volontà dei cittadini di voler partecipare alle scelte per la ricostruzione della loro città, è l’occhio vigile degli aquilani sulle sorti della città.
La guerra è ormai aperta: quando un povero cristo in calzoncini corti e in bicicletta (così pare si sia presentato il sindaco in piazza stamane mattina), perde il controllo e si mette ad urlare contro i propri cittadini che chiedevano soltanto il rispetto degli impegni assunti, siamo vicino al patologico.
“Voi incominciate a scocciarmi”…. Così riferiscono le cronache, e le immagini provvidenziali di una tv privata che ha ripreso la scena.
Serve un commento?
A perla si aggiunge perla, perché il dialogo, condotto con donne che chiedevano niente di più del rispetto degli impegni, si spinge fino a dire: “voi avete bisogno di un nemico per esistere”.
Il bue dice cornuto all’asino!
Per uno che ha passato gli ultimi due anni a litigare con l’universo mondo, questo è davvero troppo! E non è finito: l’ultima affermazione dà la misura del fatto che l’equilibrio sia saltato: “il tendone si rimette quando lo decido io”.
E qui viene fuori la strategia reale.
Sbarazzarsi ad ogni costo della tenda e dei suoi abitanti.
D’altra parte che il manovratore non volesse essere disturbato era già apparso chiaro in Consiglio comunale, quando si è rifiutato l’apporto consiliare, attraverso l’istituzione di una commissione ad hoc, per affiancare l’azione sindacale nel difficile cammino della ricostruzione.
Lasciateci in pace: è cosa nostra; gli aquilani hanno confermato e confortato con il voto questa amministrazione.
A fronte di tanta avvilente protervia, vale la pena resistere ancora?
Serve a qualcosa, in queste condizioni, opporre la fiera resistenza di chi ha creduto e crede nella democrazia partecipata, ove per democrazia si intenda regola condivisa e autorità che la faccia rispettare, che è contrario di arbitrio e di privilegio; che è l’esaltazione dei diritti e l’umiliazione dei privilegi?.
Attraverso e per mezzo della tenda di piazza, resiste questa idea forte, e con essa coloro che hanno creduto e credono che in regime di populismo spinto, di destra e di sinistra senza alcuna distinzione, si potesse ritrovare il senso ed il significato dei concetti che presiedono a parole del tipo: democrazia, partecipazione, diritti veri e inalienabili, dignità delle persone.
Sai che bella soddisfazione sapere che nelle immagini dall’Aquila non si vedrà più la tenda di piazza, non si leggerà più la scritta che su di essa campeggiava, “RIPRENDIAMOCI LA CITTA’”all’inizio; “ricostruiamolAQ”, oggi!
Si vedrà una piazza spoglia, vuota, senza più il cuore pulsante , senza più quella parvenza di normalità che si illudeva di immettere in una città ormai stremata, il cui tessuto sociale risulta lacerato, fatto a brandelli.
La tenda di piazza, non è un feticcio: era ed è un simbolo, una immagine, un luogo di resistenza: contro il nulla che ci è stato dato dal ceto politico che occupa le nostre istituzioni, contro il vuoto di idee del quale ci magnificano e ci inondano coloro che le abitano, contro le prepotenze perpetrate contro gli sfollati e i terremotati, contro le violenze alle quali i cittadini sono stati e sono ancor oggi sottomessi; un simbolo di democrazia e partecipazione, contro il cloroformio spruzzato a piene mani sulla faccia dei cittadini da corrotti e corruttori di ogni risma, che si sono impossessati della nostra città; un luogo simbolo della libertà, parola e concetto estranei agli attuali metodi di governo.
Un luogo simbolo della dignità di un popolo, che ha deciso di non rassegnarsi ai soprusi e al malaffare.
Ma davvero è così difficile capire che si potrebbe pure offrire ai cittadini la terrazza dell’Hilton, ma non sarebbe la stessa cosa?
Togliendo la tenda in piazza, si scacciano gli aquilani dall’Aquila, come successo nella gestione dell’emergenza.
Quanta felicità, e quale grande soddisfazione, tra coloro che hanno da sempre insultato ogni accenno di dissenso o critica; tra chi, recitando una normalità del tutto inventata, sforna trecentoventi comunicati stampa per esaltare le iniziative e gli spettacoli di quest’ultima edizione della sagra del Perdono!
Ma l’importante, per i manovranti, e chiuderlo, il pericoloso e contagioso luogo di partecipazione.
Ma non si pensi di fiaccare la volontà di chi seguiterà a combattere fino alla fine per la rinascita della città e del suo territorio, chi non si rassegnerà mai a vedere città e territorio nelle mani di incapaci, che dopo tre anni e mezzo ricordano che si è fatto poco e male, che però la colpa è di altri, promettendo che da oggi sarà diverso!
Squallida cosa, squallida vicenda, quella giocata intorno alla tenda della piazza; squallide persone quelle che tenteranno con tutti i mezzi, e con tanti mezzucci, di eliminarla.
di Bonaventura da Bagno Reggio
LEGGI ANCHE