Il comune dell’Aquila è costretto a pagare il debito maturato nei confronti dell’Afm spa (Azienda Farmaceutica Municipalizzata spa), dal 2000 ad oggi, della cifra di 1 milione e 859 mila euro. A deciderlo è stato il giudice unico del tribunale ordinario dell’Aquila, Giovanni Novelli.
L’ingiunzione di pagamento esecutiva, prevede l’estinzione dell’intero debito, da parte del Comune, a cui si aggiungono 3.741 euro per competenze legali e oneri di legge, entro sei mesi dalla notifica del provvedimento. L’ingiunzione è arrivata a fine agosto, oltre quella data il tribunale provvederà, in maniera coatta, al recupero delle somme. I crediti maturati dall’Afm riguardano servizi farmaceutici, pedagogici e cimiteriali svolti dall’azienda, le cui fatture, riportate in dettaglio nel ricorso, sono state la base del giudizio. Una piccola parte di queste fatture riguarda i servizi farmaceutici con importi che raggiungono al massimo qualche migliaia di euro. Ma è sui servizi pedagogici e cimiteriali che, le somme dovute dal Comune all’Afm, lievitano a dismisura.
Fatture di importi di centinaia di migliaia di euro figurano per tutto l’arco temporale in questione. Non si può, pertanto, imputare, come troppo spesso accade, alle difficoltà del terremoto il mancato pagamento. In particolare le somme più rilevanti (importi superiori ai 15 mila euro fino ai 450 mila a fattura) cominciano a figurare dal 2007 in poi. In sede di bilancio, questi crediti sono stati riconosciuti dal Comune, e sottoscritti anche in qualità di socio unico dell’Azienda.
L’Afm, infatti, è una società per azioni, il cui capitale è interamente del Comune che, dunque, è il socio unico. Lo stesso caso delle aziende dei servizi della gestione dei rifiuti, trasporti e elaborazione dati, le cosiddette ex municipalizzate. Il credito dell’Afm non solo è stato riconosciuto dall’unico socio, ma di prassi dovrebbe essere stato anche iscritto tra i debiti nel bilancio del Comune. I servizi espletati sono stati, pertanto, anticipati dall’azienda, ma poi il socio unico non ha ripianato le perdite, tanto da dover far ricorrere la presidenza al tribunale. Infatti, a fare la coraggiosa denuncia nei confronti di chi gli ha conferito líincarico, è stato il presidente e legale rappresentante pro tempore dell’Afm, Giorgio Masciocchi. Un atto di rara onestà intellettuale, verso dei contribuenti, maturato dopo 13 anni di rimbalzi di responsabilità.
Fonte: Il Messaggero