di Fabio Iuliano – «Il governo non ha inserito nel decreto i fondi per ricostruire L’Aquila. Unica speranza rimane il decreto 43/2013 sulle “Emergenze” al vaglio del Senato. In una decina di giorni devono trovare i soldi, se non li trovano vuol dire che la città è stata abbandonata, sarebbe una sentenza di morte». Queste le parole di Massimo Cialente dopo che le prime indiscrezioni sulla bozza del decreto – in corso di studio da parte del Consiglio dei ministri – parlano di stop al pagamento della rata di giugno dell’Imu sulla prima casa e gli alloggi popolari fino al 16 settembre. Per la cig ci sarebbero meno di 500 milioni.
Il primo cittadino, nel corso di un’audizione congiunta delle Commissioni Ambiente e Lavori Pubblici del Senato, aveva indicato 1,4 miliardi come somma minima necessaria per la ricostruzione dell’Aquila, cifra di cui il 63% deve essere destinata al cratere e la restante all’Aquila. Uno degli auspici, adesso, è che il decreto “Emergenze”, che ha da poco avviato l’iter di conversione in legge, contenga delle indicazioni sulle risorse a sostegno delle aree terremotate .
Ma Cialente non è affatto ottimista: «C’è un unico colpo da sparare, ma ho pochissime speranze. Se continua così sono pronto a sciogliere il Consiglio comunale». La parola L’Aquila non figurava tra gli argomenti dell’ordine del giorno di Palazzo Chigi, ma la speranza era che venisse inserita sotto la voce “varie ed eventuali”. Non è andata così.
«Bisognerà prendere una decisione di responsabilità, penso che parleremo con la maggioranza in Giunta dello scioglimento del Consiglio», ha minacciato. Prosegue così la mobilitazione del sindaco dopo che la scorsa settimana per accendere i riflettori sulla necessità di finanziamenti ha spedito la sua fascia tricolore alla portineria del Quirinale e fatto rimuovere il tricolore in tutti gli uffici pubblici, ricevendo di conseguenza un decreto del prefetto del capoluogo abruzzese, Francesco Alecci, che gli intima di cessare la protesta pena la possibile sospensione e infine la rimozione dall’incarico.
Evidenziando la scarsità di risorse attualmente disponibili, il primo cittadino ha spiegato che «con 300 milioni si ricostruisce in 25 anni, credo che a quel punto non sarà più il caso di avere gli enti locali».
Colpa dell’Imu? “Sì”. Così il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, ha risposto ai cronisti che gli chiedevano se il mancato inserimento del miliardo per la ricostruzione dell’Aquila nel decreto emergenze, approvato oggi dal governo, sia stato causato dalla necessità di congelare la tassa sulla casa.
«Appena un mese fa, Catricalà (sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Monti, oggi vice ministro dello Sviluppo economico), che era in contatto diretto con Giorgio Napolitano, aveva trovato il famoso miliardo di euro. Oggi non si trovano 85 milioni. Perché? Perché c’é questa vicenda dell’Imu, che credo, ma è una mia considerazione politica, non è neanche corretta». Secondo Cialente, «é giusto non farla pagare a chi non ha una casa e ha un reddito basso, ma chi può permetterselo deve pagarla. Se fossi io il presidente del Consiglio – ha spiegato – non farei pagare l’Imu sulle case che sappiamo essere costruite male. Investirei quei soldi, lasciando l’Imu, in una grande operazione di manutenzione straordinaria. Invece così si dà l’illusione a quanti vivono in zone sismiche, dove le scosse purtroppo sono attese, di non pagare o di pagare una tassa su una casa che probabilmente crollerà loro addosso e che sarà la loro tomba. Questo è un Paese ormai allo sbando da tutti i punti di vista».
«Per emendare qualcosa bisogna avere il testo. Sfido entro oggi, visto che a noi non è stato inviato, di farci vedere qual è la legge per L’Aquila che è stata presentata. La verità è che noi non sappiamo a che titolo Ricciuti possa fare il presidente della Seconda commissione». Così il sindaco dell’Aquila ha replicato a quanto affermato ieri dal presidente della seconda commissione in Consiglio regionale d’Abruzzo, Luca Ricciuti (Pdl), in merito alla legge regionale sull’urbanistica.
«Da sei mesi aspettiamo gli emendamenti dal Comune alla legge – aveva detto Ricciuti riferendosi all’Aquila – è probabile che dovremo intervenire noi». «La Regione Abruzzo, i consiglieri regionali, la Giunta non sono capaci di tirare fuori un ragno dal buco» ha detto ancora Cialente oggi, stroncando così l’operato dell’intero Consiglio regionale, quindi anche dei consiglieri del suo schieramento, il Pd.
«Ieri Vasco Errani, un vero presidente di Regione, ha convocato una conferenza stampa con tutta la Giunta regionale nella quale ha evidenziato che l’Emilia Romagna ha a disposizione 10 miliardi, ricostruiranno tutto. In proporzione, L’Aquila avrebbe dovuto avere almeno 30 miliardi. Noi non ci siamo».
«Non ci siamo perché contiamo poco, l’Abruzzo conta poco, non c’é stato un Consiglio regionale per la legge – ha sbottato – Diamo questi ultimi dieci giorni di tempo per coprire l’emendamento, se non verrà coperto penso che tutti gli aquilani dovranno tirare le somme, anche se non vedo il clima di qualche decennio fa, quando gli aquilani, forse anche sbagliando, avevano voglia di combattere». Sempre sulla Regione, dopo aver minacciato lo scioglimento del Consiglio comunale, Cialente ha detto che «stessa cosa dovrebbe fare il presidente della Regione, ma a lui, come a Ricciuti e a De Matteis dell’Aquila non frega nulla», in riferimento alla polemica conferenza stampa di ieri del vice presidente del Consiglio regionale, Giorgio De Matteis, e del consigliere regionale del Popolo della libertà, Luca Ricciuti.