“Non ci sono progetti di monitoraggio sismico per la zona dell’aquilano tra quelli finanziati con i fondi del Miur (Ministero Istruzione Università e Ricerca) capitolo Firb Abruzzo, all’Ingv (Istituto Nazionale di geofisica e vulcanologia)”.
Come riportato dal Messaggero di oggi “si tratta di fondi straordinari e diretti, quindi assegnati senza bando, che il Ministero destina all’Ingv per la ricerca sul campo, nell’ambito di tutti i settori di osservazione del territorio al fine di fornire dati per attuare una prevenzione e una corretta reazione agli eventi sismici e vulcanologici. Il finanziamento in questione è di 8 milioni e 500 mila euro. Con questa cifra l’Istituto, tolta una somma di circa un milione e mezzo per le spese di gestione ordinaria, ha finanziato sette ambiti. Un progetto di coordinamento e divulgazione delle attività di ricerca e sei unità di ricerca, molte delle quali riguardano l’Abruzzo. Tra le unità, nella sede Ingv dell’Aquila, è stato finanziato solo un progetto nel campo del Geomagnetismo con uno stanziamento di 1 milione 30 mila e 800 euro. Il progetto riguarda i precursori sismici geomagnetici. Quindi la previsione di terremoti attraverso l’osservazione di emissioni radio naturali che arrivano dal fondo geomagnetico terrestre e che è possibile captare prima che avvenga un terremoto.
Nella sede dell’Aquila, infatti, dei dieci ricercatori assunti in pianta stabile, nove si occupano proprio di geomagnetismo. Il decimo ricercatore, invece, lavora sul monitoraggio sismico locale e nazionale. Sebbene la proporzione indichi con chiarezza la scelta scientifica fatta dall’Ingv, il monitoraggio sismico rimane comunque la cenerentola della sede. L’Abruzzo possiede una rete di monitoraggio che arriva fino al Molise. La rete necessita di investimenti per l’ammodernamento e questo fondo straordinario sarebbe potuto essere una boccata d’ossigeno anche per quell’unico ricercatore che se ne occupa. Al di là del mancato finanziamento del progetto, desta comunque curiosità di come la sede Ingv dell’Aquila approfondisca in modo così distinto solo la ricerca sui precursori sismici magnetici. Dopo il disastroso terremoto aquilano, si continua a non parlare di monitoraggio sismico, ma di precursori. Ci sono altri territori che, storicamente a rischio, potrebbero richiedere queste attenzioni come i monti della Laga o la Valle Peligna. Ma gli sforzi dei ricercatori sembrano essere ancora tutti concentrati sull’Aquila, dove un forte terremoto già c’è stato. Ci si chiede se gli scienziati abbiano osservato dei fenomeni geomagnetici prima del disastroso terremoto del 2009, ma che, non essendo stati divulgati, siano confinati alla ricerca. Ma L’Aquila non è la sola zona a rischio sismico a non aver ricevuto fondi per il monitoraggio. La stessa sorte è toccata all’Umbria. Le due zone sono tra i territori che negli ultimi decenni hanno avuto la maggior incidenza di disastri legati ai terremoti.”