Come la fenice rinasce dalle sue ceneri, la Confartigianato provinciale dell’Aquila è destinata a tornare a vivere, con lo stesso corpo del passato, dalle sue macerie. Come riportato oggi dal Messaggero, l’associazione si è sgretolata fino alla polverizzazione, ma formalmente ancora non è stata sciolta. Mantenere insieme le settecento imprese associate, dopo le dimissioni del consiglio per il debito di circa 800 mila euro, è l’obiettivo del direttivo uscente. Il questione del debito, come annunciato, sarà affidato al tribunale. Nei prossimi giorni, infatti, i libri sociali e il verbale notarile dell’assemblea di ratifica delle dimissioni saranno portati al tribunale delle Imprese dell’Aquila.
Il presidente dimissionario Angelo Taffo, sebbene confermi la volontà di creare una “nuova Confartigianato”, ribadisce di non voler far parte del nuovo direttivo. La prossima settimana Taffo porterà i documenti “incriminati” alla Confartigianato nazionale a Roma e, in quella stessa sede, vestirà il ruolo di presidente regionale. Taffo prenderà atto della situazione di crisi e demanderà al nazionale la verifica di nuovi nomi per far rinascere l’associazione provinciale. Al di là delle procedure associative, rimane l’interrogativo su come saranno onorati gli 800mila euro di debiti.
“La Confartigianato L’Aquila non possiede beni utili a pagare i creditori” dice Taffo al Messaggero. La cosiddetta “Mala gestione”, dal 2009 al 2012, avrebbe procurato il buco di bilancio “che dovrebbe essere sanato da chi ha creata il debito” ribadisce il presidente uscente. Il tribunale dovrà accertare le responsabilità della creazione della voragine economica e la distruzione della Confartigianato L’Aquila.
di Enrica Centi