
Il nome di Ermanno Lisi, balzato alla ribalta per le intercettazioni telefoniche pubblicate da News-Town per presunti reati legati al post terremoto, soprattutto quella “abbiamo avuto il c… del terremoto“, è stato rinviato a giudizio. Proprio da quelle intercettazioni è saturita l’accusa “in concorso con Riccardo Catena (proprietario del terreno e committente dei lavori) e Mario Cianfrini (progettista e direttore dei lavori) di avere come “concorrenti morali” formato una falsa dichiarazione depositata al Comune nel marzo del 2010, nella quale Catena “dichiarava, contrariamente al vero, di risiedere a Coppito, al fine di precostituirsi valido titolo per la realizzazione dei lavori edili a Preturo”, come riportato da Marcello Ianni sul Messaggero di oggi.
“La vicenda nasce dalla volontà della famiglia Catena di lottizzare abusivamente a scopo edilizio (questo sostiene l’accusa) tre appezzamenti di terreno, attestando artificiosamente di edificare tre manufatti provvisori per esigenze abitative, nonostante la famiglia Catena non risiedesse alla data del sisma all’Aquila. Sempre secondo l’accusa, alla data del terremoto, lo stesso Riccardo Catena aveva nella disponibilità un’altra abitazione classificata agibile. In una intercettazione telefonica, Lisi consiglia a catena di produrre un’auto certificazione in cui veniva dichiarato che sia l’indagato che il figlio risiedevano abitualmente a Coppito “e che non avevano potuto trasferire concretamente la residenza all’Aquila a causa del sisma”. Lisi: “se è residente a Tornimparte come facciamo a mettergli la casetta a lui?”.
Il 29 aprile Lisi chiama Catena e lo informa che la documentazione che gli ha consegnato è carente: deve specificare nell’auto certificazione che per altri due componenti dello stesso nucleo familiare, l’abitazione di Coppito era prima casa ed è stata classificata B. Il processo per i tre imputati è stato fissato per il mese di maggio.
Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Morena Pasqualone, Francesco Valentini e Carlo Benedetti.