di Fabiana Costanzi – Quando c’erano i partiti di massa, era predominante la componente partecipativa e si coltivava l’ambizione, in parte ottemperata, di rispecchiarsi in una massa di persone, in una classe.
Quella classe, una volta, erano i lavoratori, operai soprattutto.
Il PD ha conservato l’ambizione di quei partiti di essere un partito di massa, ma galleggia dalla nascita e per nascita in una piccola borghesia grigia che identifica i valori con il bon ton e la cultura solo con i buoni sentimenti. E, per eccesso di conformismo e pigrizia, si lascia distrarre a volte da impulsi che non sono più ispirati non già alla sinistra, ma neanche al centrosinistra.
Alcuni dei temi sembrano pura ripetizione di parole d’ordine altrui, fondamentalmente di destra, orecchiabili e popolari. In una parola, televisive.
È evidente, e la mancanza di un dato certo e diffuso ne è la prova, che nella L’Aquila del post terremoto di oggi non esiste ancora alcun vero problema di sicurezza, ma di disperazione, quella sì, dovuta alla insensatezza del vivere senza obiettivi certi, alla povertà di prospettive, anche lavorative.
Non è certo inculcando sentimenti confusi e razzisti che si cementa una società slabbrata fisicamente e psicologicamente.
In questa ottica il comunicato stampa del coordinamento provinciale delle donne Pd nel suo insinuare surrettiziamente un’equazione tra addetti ai cantieri, cioè operai, e aumento del livello di guardia in città, tradisce in pieno la storia e la cultura del partito, anzi la sua ragione d’essere, le sue radici.
Se poi pensiamo che gli operatori alla ricostruzione della città, tutti insieme, contribuiranno alla rinascita fisica, al rilancio economico e alla crescita demografica dell’Aquila, tutto suona ancora più stonato e criticabile.
Quando gli aquilani vedono una gru in città, devono respirare speranza nel futuro, non aver paura dell’uomo nero.
Nella storia dei popoli nulla si è creato inculcando paura, ma infondendo coraggio e conoscenza dell’altro. Cercando il progresso.