di Enrico Nardecchia, da Il Centro.it – L’allerta sisma spentava alla Regione. Ecco il protocollo d’intesa tra Governo e Regione stipulato ai tempi della giunta Pace e finito nel dimenticatoio: dimostra una volta di più la catena di errori e omissioni prima del 6 aprile 2009.
«L’allerta toccava alla Regione». Un ruolo di primo piano che non fu esercitato a dovere. Ecco il documento che dimostra, una volta di più, un altro anello debole della lunga catena di errori e omissioni sui quali da un lato la magistratura ha messo gli occhi e dall’altro l’opinione pubblica attende di conoscere il prima possibile la verità. Nella ricostruzione dei tanti punti oscuri emersi nel sistema che avrebbe dovuto assicurare la prevenzione, dal vertice della Protezione civile nazionale fino all’ultima diramazione negli enti locali, spunta il documento-chiave sottoscritto dal governo e dalla Regione addirittura nel 2004. Un protocollo da esportare anche nelle altre regioni d’Italia e che, invece, finì dimenticato chissà dove mentre L’Aquila viveva settimane di angoscia a causa delle continue scosse di terremoto. Dieci pagine, otto articoli. Una serie di disposizioni puntuali e dettagliate frutto di un’intesa siglata il 14 marzo 2004 dall’allora capo Dipartimento della Protezione civile nazionale Guido Bertolaso e dal presidente della giunta regionale abruzzese di centrodestra Giovanni Pace. In quella legislatura regionale le competenze della Protezione civile erano in capo all’assessore Giorgio De Matteis.
L’INTESA. Annunciata sui giornali come «un fiore all’occhiello della Regione, che presenta un Centro all’avanguardia in campo nazionale», la realizzazione del Centro operativo integrato regionale, alla luce di quanto avvenuto alcuni anni dopo, è rimasta una pia intenzione almeno riguardo ai risultati prodotti. L’accordo fu siglato all’Aquila nella sede della giunta tra governo e Regione. Insomma, non c’era solo la Protezione civile nazionale nel quadro di riferimento per la prevenzione del rischio sismico. La Regione si vedeva assegnato, con quel protocollo, un ruolo di primo piano. Il tutto, in un territorio considerato ad alto rischio sismico. Del resto, a pagina 3 del protocollo si legge, tra le altre cose, che «il livello di pericolosità del territorio della Regione Abruzzo si presenta particolarmente elevato, specie in riferimento ai fenomeni di carattere geomorfologico e idraulico, a quelli relativi agli incendi boschivi e a quelli sismici, nonché a quelli antropici». A tal proposito l’intesa ricorda che, nel 2003, era stata approvata «una mappa di riferimento provvisoria dalla quale risulta che dei 305 Comuni abruzzesi 91 risultano classificati in zona 1, 158 in zona 2 e 56 in zona 3 delineando, in tal modo, un quadro della pericolosità regionale sensibilmente più preoccupante rispetto alla classificazione sismica precedente».
LE UNIVERSITÀ. Nel testo dell’accordo Governo-Regione si fa riferimento anche al ruolo delle università «in relazione agli specifici ambiti scientifici di eccellenza sia al fine di sostenere la progressiva penetrazione e diffusione dei concetti e dei metodi della protezione civile nei corsi di studio universitari e post-universitari sia al fine di garantire lo sviluppo della ricerca applicata alle problematiche di protezione civile».
L’ARTICOLO 4. Dopo aver illustrato nel dettaglio la realizzazione del Centro operativo regionale, la creazione della rete integrata di comunicazione per le finalità di protezione civile, la gestione delle procedure di allertamento e una serie di ulteriori articolazioni del progetto, all’articolo 4 dell’intesa si entra nel cuore del problema. «La Regione Abruzzo», si legge nel documento, «al determinarsi di condizioni che possano determinare effetti tali da rendere necessaria l’attivazione delle procedure di allertamento, provvederà, tramite Centro operativo integrato regionale, ad attivare e a gestire il sistema di allertamento sul territorio di competenza». Al punto 2 dello stesso articolo 4 si precisa ulteriormente che «le attività di cui al comma precedente saranno svolte in coordinamento con il Cesiu, la sala operativa e il centro funzionale del Dipartimento della Protezione civile secondo criteri, metodi, standard e procedure comuni». Una catena esistente soltanto sulla carta.