di Liliana Farello – La Perdonanza aquilana la sentono tutti a L’Aquila, ma cosa ne pensa una ragazza che dovrà convivere con una ricostruzione difficile? Liliana ci racconta come i quatrani hanno vissuto la Perdonanza 2011 in questo momento difficile per la città.
Forse non è la sfera religiosa a interessare i più, non quando questa è la prima vittima dei dubbi iperbolici con cui ogni adolescente impara a convivere e a lottare. Ma nessuno dimentica le origini di questa ricorrenza; credenti e non, tutti siamo allo stesso modo elettrizzati da questo evento senza eguali… è lo stesso sentimento che ogni aquilano prova nel leggere “di colui che fece per viltade il gran rifiuto” quando si trova a studiare Dante e il suo Inferno.
Pur con questo gran caldo, la gente vestita con lunghi abiti d’epoca sembra essere a proprio agio e tutti, ma proprio tutti, camminano con un sorriso orgoglioso stampato sul volto. È uno spettacolo anacronistico e colpisce dritto l’immaginazione: è sempre stato facile e quasi automatico inserire quelle figure nel loro contesto, aiutati dall’atmosfera e dallo sfondo dei maestosi palazzi antichi. Certo, prima i dettagli da eliminare con l’immaginazione erano pochi: magari quel cestino della spazzatura nel XIII secolo non c’era, e neanche quell’insegna pubblicitaria… ora, oltre ai cestini e alle pubblicità, dobbiamo sforzarci di far finta che non ci siano neanche i mastodontici e meticolosi puntellamenti ad ingabbiare la città o le camionette dei militari, o ancora le transenne che sbarrano i vicoli.
Ma si può fare. Ora che le cose materiali sono a pezzi, della storia dell’Aquila restano solo le tradizioni e gli aquilani vogliono conservarle: abbiamo salvato la Perdonanza e tutto ciò che ne consegue come se fosse stata un effetto personale recuperato dalle macerie delle nostre case, una supersite forse un po’ ammaccata ma -proprio per questo- ancora più preziosa. E noi giovani ci teniamo come non ci abbiamo mai tenuto prima; prima del terremoto era semplicemente una sfilata che ingarbugliava il traffico e riempiva il centro, tanto che non si poteva neanche camminare. Ora invece il cuore sussulta ad ogni percussione dei tamburi degli sbandieratori.
Ma l’aspetto folkloristico è solo la ciliegina sulla torta di un evento che occupa un’intera settimana, la più degna di essere vissuta all’Aquila: il clima di festa e di eccitazione permea ogni giorno le vie della città, spingendo tutti ad uscire per vedere, girare, incontrare, scoprire: cosa avranno organizzato? Cosa ci sarà di nuovo stasera? Dopo due anni di stasi post-terremoto, essere adolescente e avere la possibilità di chiedersi cosa ci sarà di nuovo è un gran risultato. Dopo mesi e mesi repressi ad inventare nuovi modi per svoltare la serata, sapere che anche “i grandi” (rigorosamente tra virgolette) per una settimana cercheranno di perseguire il nostro stesso scopo è abbastanza per essere elettrizzati.
In questo momento storico, un evento quale la Perdonanza rappresenta la possibilità di svagarsi, restando però allo stesso tempo fedeli al proprio essere aquilani e alle proprie tradizioni; chissà, forse è proprio quello di cui avremmo bisogno.
Nel frattempo per una settimana almeno ci godiamo la festa, riscopriamo le nostre tradizioni e continuiamo a fantasticare su quando L’Aquila era quella di Celestino V… e su quando sarà di nuovo nostra.