di Stefania Aquilani – Il sistema di tangenti e corruzione messo in piedi nella trattazione degli appalti del post terremoto, “un modus operandi accertato anche dal passaggio dimostrato di soldi”, che tra Map e mazzette, volti a lubrificare l’assegnazione dei lavori di puntellamento, ha portato agli arresti domiciliari e all’iscrizione sul registro degli indagati di nomi eccellenti, assessori della prima Giunta Cialente e il vicesindaco oggi dimisionario, ha scatenato i social network.
L’indignazione è alta nei confronti di quella classe politica che a quasi 5 anni dal terremoto viene messa sotto i riflettori per aver tradito, almeno così sembra, L’Aquila: “Che la città insorga, ore 17 mobilitazione dei cittadini davanti al Comune a Villa Gioia. Fuori i mercanti dalla città”, si legge sulla bacheca di Stefano Cencioni che rilancia un messaggio che sta viaggiando sulla rete e rincara la dose postando “ma quale conferenza stampa. Basta che scrivi su Fb: ‘Ci dimettiamo’.
“Dobbiamo essere garantisti nei confronti degli indagati ma non possiamo rimandare la questione politica. […] Il Sindaco ha responsabilità indirette ed indiscutibili che ledono alla reputazione dell’intera città nei confronti del Paese. Deve perfino ringraziare i tanti che con la ‘levata di sms’, oltre che nella maggioranza, lo indussero, quantomeno, a non dare incarichi amministrativi proprio sui puntellamenti a Tancredi”, scrive Marco Morante, ex consigliere comunale di Rocca di Mezzo.
Peculiarità della rete è la memoria lunga: “E poi tornano in mente i rospi che hai dovuto ingoiare. Ricordo bene l’assessore alla Ricostruzione Di Stefano, in un affollato tendone di piazza Duomo, esternare affranto all’ex assessore Placidi il suo sgomento per la mancata rinomina ad assessore alla Ricostruzione dei Beni culturali: ‘Come faremo, senza di te? Promettici che non ci negherai il tuo prezioso aiuto. Ti telefonerò tutti i giorni, per romperti le scatole, non ci puoi lasciare’”, le parole di Anna Pacifica Colasacco.
Intanto il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi non parla, almeno sui canali dei social network, ma dal mondo politico arriva la voce della senatrice Stefania Pezzopane che afferma come “oltre allo scandalo per il fatto in sé, avverto purtroppo la spiacevole impressione che tutto questo avrà ulteriori conseguenze negative sul processo di ricostruzione”.
“Alle 17 cittadini davanti al Comune – Mauro Marchetti Michela Santoro dite al sindaco che si ricordasse di tutte le volte che gli telefonavo e mi riattaccava il televono oppure urlava di fronte alle cose non chiare che rappresentavo…ci andrò spontaneamente dal magistrato…me li son fatti 3 anni fra i puntellamenti!” grida Andreina Pellegrini.
“La trasparenza è una pratica, mai può rischiare di diventare uno slogan”, chiosa Fabio Ranieri del Pd. “Ora cosa risponderanno a Roma quando chiederemo i soldi per la ricostruzione”, si domanda Enrico Verini.
Il terremoto sembra non aver solo distrutto una città, L’Aquila, e piegato la sua comunità ma, soprattutto, aver portato a galla scheletri e bramosie che erano rinchiusi in numerosi, troppi, armadi che innescati stanno scoppiando ad uno ad uno.