Silvia Frezza è una maestra elementare dell’Istituto Comprensivo “Gianni Rodari”: quindici scuole, fra materne, elementari e medie, di cui quattro nella zona di Sassa, una frazione dell’Aquila. «È l’amore per il nostro lavoro e per i nostri bambini che ci impedisce di rassegnarci. Dal 2009 ad oggi nulla è cambiato. Il Comune, la Provincia, la Regione, tutti hanno promesso, ma nessuno si è mosso davvero. I primi tempi abbiamo aspettato, speranzosi, ma dal 2011 abbiamo deciso di muoverci, ed è nata la commissione Oltre il Musp».
«C’è anche un po’ di invidia per voi che, dopo il pericolo scampato, e dopo le sofferenze che avete patito, siete arrivati in un vero e proprio paradiso». È il 16 ottobre del 2009. È la ventitreesima volta che Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio, visita L’Aquila. Sono passati poco più di sei mesi dal terremoto del 6 aprile. Il premier si rivolge agli sfollati, consegnando loro duecentoquaranta nuove case. Le consegne sono iniziate il 29 di settembre, il giorno del compleanno del premier. Intorno a L’Aquila iniziano a sorgere le cosiddette “New Towns”.
Miracolo. Record. Velocità. Parole che abbiamo sentito ogniqualvolta il Cavaliere si sia trovato a parlare della ricostruzione del capoluogo abruzzese.
Sono passati quasi cinque anni dal 6 aprile del 2009. Nelle stesse strade in cui l’ex premier consegnava, sorridente, le nuove case, sorgono, ancora oggi, i Musp (Moduli a uso scolastico provvisori).
«L’Aquila è stata considerata un miracolo, per quello che noi abbiamo fatto dopo il terremoto. Nulla del genere è mai stato fatto, dopo un disastro naturale, in alcun Paese. Abbiamo dato, in poco meno di dieci mesi, una nuova casa, completa di tutto, a tutti coloro che l’avevano persa». Berlusconi, in un’intervista del luglio 2010, subito dopo le tensioni e i tafferugli durante una manifestazione a Roma: quella degli aquilani. Un anno e tre mesi dopo il terremoto.
Oggi, molte delle famiglie che abitano le “New Towns” non hanno ancora la possibilità di mandare i propri figli in una scuola degna di questo nome.
Oggi, al posto delle quattro scuole di Sassa, ci sono due Musp. «Di fatto sono dei container. Subito dopo il sisma, hanno facilitato la normalizzazione e sono stati un buon mezzo per affrontare l’emergenza. Un’emergenza, però, non può durare per cinque anni. Quella “P” dovrebbe significare provvisori, non permanenti. Ora vogliamo delle scuole vere, antisismiche, spaziose. Abbiamo dato vita a Oltre il Musp proprio per far sì che le richieste e le proposte di insegnanti, genitori e cittadini venissero ascoltate dalle istituzioni, ma la situazione non è migliorata. Negli ultimi due anni non è stato fatto nulla di concreto per la ricostruzione delle nostre scuole».
In tutta la zona dell’Aquila, i Musp sono ancora trentasei. «La commissione è nata nell’ambito del nostro istituto» continua Silvia Frezza «ma non vogliamo fare solamente i nostri interessi: siamo la voce di tutti quei docenti, di tutti quei genitori, di tutti quei bambini e ragazzi che ancora si devono accontentare di fare lezione in un container, e che, ogni mattina, entrano in un luogo inadatto a formare i cittadini di domani». I due Musp di Sassa ospitano quattrocentoquattro bambini. «I problemi sono diversi, e sono stati più volte fatti presenti alle istituzioni: innanzitutto c’è una mancanza di spazio, sia per l’affollamento delle classi, sia per le attività fuori dall’aula. Persino i bagni sono pochi rispetto agli alunni, e spesso si otturano per i sistemi di scarico inadeguati. Poi ci sono le infiltrazioni d’acqua, e quando piove la situazione peggiora. Il riscaldamento deve essere riparato continuamente. I rivestimenti in alluminio e le strisce di metallo che tengono uniti i pezzi del modulo si sollevano, diventando un pericolo reale, soprattutto per i più piccoli. Ci sono bambini che, a causa delle condizioni degli impianti di aerazione, hanno avuto addirittura problemi respiratori».
L’ingresso del Musp di Pagliare di Sassa, dove ha sede la scuola dell’infanzia dell’istituto “Gianni Rodari”.
Dopo due anni di sforzi continui, lettere agli amministratori e ai giornali, assemblee cittadine, raccolte firme e richieste formali, le risposte ancora non arrivano. «Il 18 aprile 2012 abbiamo formalizzato il nostro impegno, mettendo nero su bianco una proposta. Con l’aiuto di tecnici ed esperti, abbiamo individuato quattro diversi siti dove sarebbe potuto sorgere il nuovo polo scolastico di Sassa: un immobile già di proprietà del comune, alcuni edifici riconvertibili del progetto Case, l’attuale sito del Musp di Pagliare di Sassa, oppure un terreno della Provincia. Per quanto riguarda quest’ultimo, a più riprese il presidente della Provincia Del Corvo si era detto favorevole a cederlo per la costruzione della scuola. Bisognava soltanto che il Comune facesse una richiesta scritta. Il 13 febbraio 2013 abbiamo incontrato il sindaco Cialente, che si era detto favorevole a questa soluzione. L’invito a procedere in tale direzione è stato portato in Consiglio Comunale il 23 maggio e, nonostante i presenti avessero approvato all’unanimità, il 12 giugno Del Corvo non aveva ancora ricevuto la richiesta ufficiale. Da allora nulla è stato fatto».
L’ultimo appuntamento con le istituzioni si è svolto pubblicamente il 15 dicembre 2013, al Ridotto del Teatro comunale de L’Aquila. «Erano presenti anche Del Corvo, il vicepresidente della Regione Castiglione e l’assessore alle opere pubbliche Moroni. In quell’occasione Moroni ha assicurato che ci sono otto milioni di euro pronti per la ricostruzione delle scuole. Tre mesi dopo non si sa ancora nulla. Quel che si sa è che, probabilmente, la prima scuola ad essere ricostruita sarà quella di Arischia, un’altra frazione de L’Aquila. Cinquantacinque alunni in tutto. Quello che vogliamo non è una priorità rispetto ad altri istituti, ma almeno conoscere il criterio che si seguirà. In realtà un progetto vero e proprio ancora non c’è. C’è una lista, e le scuole più affollate non ne fanno parte. Ma se i soldi ci sono, perché ancora non si costruisce?». Tante promesse e nessun fatto.
I Musp, però, non sono l’unica realtà dell’aquilano. Sempre a Sassa, la Fondazione onlus dell’Ac Milan ha finanziato il progetto di un asilo intitolato a Marco Cavagna, vigile del fuoco morto sotto le macerie. Inaugurato a ottobre del 2010, l’asilo ospitava inizialmente settantacinque bambini, ed è stato affidato all’Istituto delle Suore Zelatrici del Sacro Cuore “Ferrari”. Una scuola privata, dunque.
Privata è anche la scuola materna di Onna, gestita dalle Suore della Presentazione e ricostruita, grazie alle donazioni della Germania, già nel 2009. «Le scuole private sono state costruite senza difficoltà, sono antisismiche, belle, accoglienti. Perché per ricostruire una scuola pubblica dobbiamo aspettare ancora, dopo quasi cinque anni»?
di Matteo Ricevuto, http://popoff.globalist.it/