L’Aquila, il museo che racconta la storia degli Alpini abruzzesi

Riprese e montaggio di Gigi Benedetti

di Alessio Ludovici | 20 Marzo 2023 @ 06:05 | RACCONTANDO
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L’AQUILA – “Wie einst Lili Marleen”, come una volta, ad aspettare la sentinella presso il lampione. Nella versione italiana, resa celebre da Milva, divenne “tutte le sere sotto quel fanal presso la caserma ti stavo ad aspettar”. Il più conosciuto motivetto militare della storia del ‘900, cantata e fischiettata dai soldati di tutto il pianeta cantava la nostalgia di casa. Noi siamo andati alla Caserma Pasquali a visitare le Sale Storiche de 9° reggimento degli Alpini, oggi inquadrato come reparto della Brigata Taurinense, dove le storie di quelle persone e quell’atmosfera di sacrificio e malinconia si respirano tutte. E’ aperto a tutti durante la settimana, basta chiamare in caserma per organizzare una visita o chiedere alla guardiana.

Sguardo deciso e pronto a scrutare ogni angolo il Tenente Colonnello Pietro Piccirilli, storico militare, ci accompagna in quello che è un vero e proprio museo. I suoi colleghi del “nono”, eredi del glorioso Battaglione L’Aquila, sono nel frattempo impegnati in Kosovo in questo momento.

Ricavate in quelle che una volta erano le mense della caserma, nelle Sala Storiche ci si immerge nel passato glorioso degli alpini italiani e abruzzesi. Armi, uniformi, cimeli, oggetti di vita quotidiana, ma anche lettere e foto, ricordi. Il museo è il frutto da una parte della costante opera di ricerca degli appassionati alpini che lo curano, dall’altro delle donazioni di tanti ex alpini o delle loro famiglie che hanno voluto donare un pezzo della loro storia e  della loro vita passata. Arrivano da ogni parte del mondo, a volte vengono di persona a lasciare qualche cimelio, ragazzi quasi centenari che si fanno accompagnare fin qui dai nipoti per lasciare la loro testimonianza alle nuove generazioni. 

Ogni arma ha la sua storia, ogni cimelio ha il suo significato, ogni parola ingiallita è impregnata di qualche speranza, il museo è una testimonianza della nostra storia, della nostra cultura, della nostra identità ma non solo. Qui ci sono pezzi di anche di altri paesi, equipaggiamenti di fortuna, mitragliette costruite durante la Resistenza, e curiosità come la leggendaria cioccolata militare che veniva fornita durante la “naja”, uniformi e fucili di altri eserciti, anche quelli nemici, un omaggio: “Perché – spiega Piccirilli – i soldati sono persone” .

 


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