“L’impressione e’ di una straordinaria bellezza anche cosi’. Avendo visto allora le scene in televisione, uno puo’ immaginare cosa e’ stato in passato ma mi sembra ci sia voglia di fare, di ricostruire e l’entusiasmo e’ palpabile”. Cosi’ il presidente del Consiglio, Mario Monti, in visita a L’Aquila per la prima volta a tre anni dal sisma, ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano un’impressione della citta’ tre anni dopo il sisma. Se l’aspettava cosi’? “No, devo dire di no”, ha risposto Mario Monti ai giornalisti. Il premier ha fatto una passeggiata con il sindaco Massimo Cialente, si e’ informato sullo stato dell’arte dei lavori e ha potuto constatare come restano ancora evidenti i segni del terremoto che ha devastato la citta’.
Per il lavoro del post-terremoto a L’Aquila e nel cratere sismico, “stiamo lavorando molto bene per cui non ci sono infiltrazioni mafiose”. Lo ha detto a L’Aquila il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, lasciando il cantiere che ospitera’ la nuova prefettura del capoluogo. Presente anche il premier Mario Monti, il ministro ha tenuto a sottolineare, inoltre, che “c’e’ un’intensa attivita’ perche’ cio’ non avvenga e i controlli sono serrati e mirati”.

“A L’Aquila c’e una ferita aperta. E’ drammatico vedere quello che e’ accaduto. Pero’, insomma, si ricomincia”. Lo ha aggiunto il ministro Cancellieri, nel corso della breve visita fatta nel centro storico de L’Aquila, dove ha potuto vedere anche lo scempio della Casa dello studente, nel cui crollo morirono nove universitari.
“Il senso di frammentazione sociale, gia’ in parte evidente all’interno della comunita’ prima del terremoto, e’ stato esacerbato sia dagli spostamenti verso altre zone che dalla mancanza percepita di progresso nella ricostruzione. Tra la comunita’ locale, vi e’ una percezione diffusa che gli attori dell’amministrazione sia nazionale che locale non abbiano una consapevolezza sufficiente delle difficolta’ e delle avversita’ che gli aquilani hanno dovuto sopportare; vi e’, in particolare, la percezione che le problematiche sociali non siano pienamente comprese dai responsabili dell’arena decisionale e vi e’ un sentimento diffuso di impotenza e di paralisi da parte della gente del posto, nonche’ una sensazione ampiamente condivisa che il tempo per la ricostruzione della regione stia scadendo, in particolare in un momento in cui l’Italia si trova ad affrontare ostacoli di governance sistemici”.
E’ l’analisi degli studiosi dell’Ocse sul post-terremoto in Abruzzo fatta ai Laboratori del Gran Sasso in occasione del forum Ocse universita’ di Groningen (Olanda). “La gente del posto – proseguono gli studiosi – interpreta la paralisi istituzionale come una mancanza di leadership, locale e regionale, necessaria per mantenere le esigenze dei cittadini in cima all’agenda nazionale. Nondimeno, sebbene il ritardo nel mettere a punto un piano globale di ricostruzione e una strategia di sviluppo socio-economico per la citta’ e la provincia dell’Aquila sia stato una causa fondamentale di inerzia, tale ritardo e’ altresi’ diventato parte del ‘meccanismo di scarico delle responsabilita’’ tra istituzioni e gruppi vari e riflette anche chiaramente come, dopo il soccorso immediato al disastro, sia subentrata una sensazione diffusa che tutte le misure post-emergenza siano ostacolate dalla burocrazia”.
“E’ di vitale importanza per la cittadinanza cosi’ duramente provata dal terremoto del 2009, poter ricevere indicazioni sulla possibile strategia di sviluppo e dell’area circostante, che meritano di essere rilanciate attraverso una conseguente valorizzazione del patrimonio storico e delle risorse che fanno dell’Aquila e degli altri Comuni colpiti dal sisma un luogo caro a tutti gli italiani”. Lo scrive, in un messaggio al ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del forum. Il messaggio e’ stato letto nel corso dell’incontro dallo stesso Barca. “Caro Ministro – scrive il Capo dello Stato – desidero esprimerle il mio vivo apprezzamento – pregandola al tempo stesso di porgere il mio saluto agli altri rappresentanti del governo nazionale e alle istituzioni locali – per l’iniziativa che oggi si tiene ad Assergi, con l’apporto qualificato di esperti internazionali”.
“Il lavoro che sta svolgendo il governo Monti, con in prima linea il ministro Fabrizio Barca, evidenzia in modo chiaro la necessità che in questa fase della ricostruzione si tirino le conclusioni di un proficuo e celere dibattito su cosa e come si vuole ricostruire e quali possano essere gli strumenti per il rilancio economico e sociale”. Queste le parole del Commissario Chiodi a margine del convegno ‘Abruzzo verso il 2030′. “Dopo le straordinarie azioni – ha detto Chiodi – riconducibili alla prima fase della emergenza, il Governo, insieme con il Commissario, può fornire spunti e indirizzi sulla ricostruzione dei centri storici che si sta per avviare”.
“Pertanto – ha concluso – coloro i quali hanno la responsabilità politica di disegnare il futuro dei propri borghi e della propria città, ossia i Sindaci e le parti sociali e produttive, ora devono accelerare per definire concretamente nei piani di ricostruzione i contenuti delle loro idee. È arrivato il momento di lasciarsi alle spalle inutili diatribe sul senso dei piani e prendere atto della loro utilità e necessità per rendere ai cittadini il senso di come si vorranno le città tra dieci, quindici anni”.

“Il progetto dell’Ocse mi piace da morire, ma c’e’ un problema con i cittadini, a me piacerebbe cambiare le cose ma trovo tutto di difficile attuazione”. Lo ha detto dimostrando un certo scetticismo, Massimo Cialente, sindaco dell’Aquila uscente e ricandidato alle amministrative di maggio, commentando il forum con il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca. “Sarebbe opportuno – ha aggiunto – anche poter riqualificare in quel modo le brutte periferie urbane anni ‘50 ma gia’ adesso abbiamo i ricorsi al Tar quando chiediamo di abbassare un tetto o spostare di 10 metri una casa perche’ ci siamo sentiti dire ‘non mi sposto da qui, rivoglio la casa esattamente dove sta perche’ da questa finestra riesco a vedere la finestra dell’ospedale dove e’ morta mamma’. Non scherzo, c’e’ stato detto proprio cosi’ da un cittadino aquilano anche se sono il primo a capire che si tratta di cambiare le cose”.
Dopo l’emergenza, L’Aquila e’ stata abbandonata a se’ stessa. E’ la denuncia lanciata da Massimo Cialente. “Io vi posso giurare – ha detto Cialente – che subito dopo il sisma la citta’ aveva una grande aspettativa, una grande voglia di reagire, una per tutte: i bambini che stavano sulla costa la mattina si svegliavano alle 5, bambini di 5, 6, 7 anni, venivano a fare scuola all’Aquila e il pomeriggio tornavano, perche’? Perche’ si doveva stare in citta’, si doveva stare all’Aquila. Il com’era e dov’era la citta’ era diventato un grido di amore di orgoglio, rispetto alle vicende delle new town, poi cosa e’ successo? E’ successo che e’ finito il momento dell’emergenza con tutto l’aspetto mediatico che si era venuto a creare. Noi siamo stati abbandonati”. “Come possiamo allora non avere un clima in cui c’e’ la totale mancanza di fiducia – ha aggiunto -. Sono due anni che vediamo che e’ tutto fermo, sono due anni che questa citta’, per quanto riguarda l’economia, i lavoratori autonomi, i commercianti i piccoli artigiani si sono visti arrivare 2.400 euro e poi sono stati abbandonati a se stessi, non c’e’ stato piu’ nulla. Se fosse stato il contrario saremo state persone strane. Non abbiamo ricevuto nulla per sopravvivere. E’ stato grave pensare di affrontare il post-terremoto ad una struttura commissariale, sono saltati i ponti quelli dei rapporti fra le istituzioni perche’ non esiste una democrazia nella quale non ci sia la chiarezza dei ruoli e delle responsabilita’”.
“Le scuole, le universita’ e i centri di ricerca sono la vita della citta’”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione e dell’Universita’, Francesco Profumo, visitando all’Aquila l’istituto superiore Ipsiasar nel quale ha incontrato i dirigenti scolastici e gli studenti del cratere del terremoto. “La ricostruzione – ha aggiunto – passa anche attraverso la ricostruzione di tutte quelle strutture che sono principalmente per la comunita’ oltre che per i singoli cittadini. Questa non deve essere una visita a spot ma dobbiamo seguire i giovani passo passo e questo e’ semplicemente l’inizio”. Profumo ha annunciato anche che “mi piacerebbe venire nelle prossime settimane e visitare anche alcune scuole per parlare con gli studenti al fine di trovare con loro una soluzione”. Il ministro era accompagnato dal presidente della Giunta regionale e commissario per la Ricostruzione, Gianni Chiodi, e dal direttore generale dell’ufficio scolastico regionale abruzzese, Giovanna Boda.
“Stiamo lavorando per dare soluzione a tutti quei casi che ne hanno bisogno, credo sia questa la strada corretta”, ha detto il ministro Profumo rispondendo alla domanda su come il governo Monti sta lavorando per evitare il taglio di docenti a causa della carenza di bilancio. Parlando della possibile fuga di cervelli, il ministro Profuno ha aggiunto: “Il Governo ha previsto piu’ fondi in generale su universita’ e ricerca. Dovremo vedere la partita in termini complessivi – ha precisato ancora – quindi cercare di ottimizzare le risorse e utilizzarle nel miglior modo possibile”.
Si chiama “Gran Sasso Institute”, il progetto annunciato dal ministro per l’Istruzione e l’Universita’, Francesco Profumo. Il ministro ha detto che si tratta di una scuola di alta formazione che assegna il dottorato che nasce dalle scienze di base, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dove la scuola avra’ la sua sede, e l’Universita’. Il finanziamento previsto e’ di circa 12 milioni di euro all’anno, fondi che saranno assicurati Regione Abruzzo e dal Commissario per la Ricostruzione. Al termine dei quattro anni ci sara’ una valutazione, determinante perche’ la scuola diventi permanente.
Foto di Luigi Baglione