L’Aquila, Elham Hamedi: voce di libertà in Iran nell’arte e nella poesia

di Redazione | 04 Dicembre 2022 @ 11:10 | ATTUALITA'
Hamedi
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L’AQUILA – Le notizie di quanto sta accadendo in Iran accompagnano la lettura della silloge “Un colpo alla testa, era uno zaqboor” di Elham Hamedi, un volume di 40 liriche, pubblicato in questo mese di novembre da Terra d’ulivi Edizioni. Le poesie, in lingua inglese, sono state tradotte in italiano da Fernanda Ferraresso e nel testo pubblicate in entrambe le lingue. Queste modeste annotazioni non hanno la pretesa d’essere una riflessione critica sulla poetica di Elham Hamedi, che sfuggirebbe dalle mie competenze. L’autrice ha una rara sensibilità e una feconda espressione lirica, che ti prende l’anima. Profonda è l’emozione mentre mi immergo in queste liriche. Questa è una guerra/ tra il sangue nero della mia penna/ e il bianco sospetto di questa carta/ Questa è una guerra/ attraverso le mie lacrime rosse/ che erutta/ dai muri feriti/ attraverso il mio rossetto/ che è rotolato/ nel suolo la voce silenziosa di una donna/ nel rossetto rosso./ Questa è una guerra/ attraverso la pelle spaccata di una donna/ chi si alza impotente./ La sua faccia schiaffeggiata abbandonata a terra/ è un’ombra frammentata che se ne va. (Ombra in frammenti) Non esiste mezzo più portentoso dei versi, per aprirci le porte dell’anima, perché la Poesia è distillato della voce dell’anima per antonomasia. Rompe barriere, la Poesia, frantuma confini, si libra eterea conquistando orizzonti inusitati, confida le aspirazioni più autentiche, le gioie più profonde, le ansie, i dolori, le passioni e i desideri più reconditi, ma che hanno valore universale. Ci affranca dai rumori del mondo, ci restituisce la dimensione umana, nella sua nudità e nella sua purezza. Se non esistesse la Poesia, ci mancherebbe quella voce dell’anima che muove le corde della sensibilità umana, rivelandoci l’essenza stessa del tratto di strada che ad ognuno spetta nella storia dell’umanità. La poetica di Elham Hamedi arriva diritta al cuore, è un urlo lancinante di dolore, di inquietudine, di sofferenza interiore. E’ un grido di libertà alto e potente. In questo volumetto ancora fresco di stampa Elham Hamedi ci sono versi intensi e sanguinanti, c’è tutto il dolore dell’anima, c’è l’intima rivolta contro la violenza, contro la brutalità e la sopraffazione. Mi ribellerò/ romperò/ tutte le leggi della convivenza con la natura inanimata/ mi ribellerò/ con le stesse imperfette braccia e gambe/ con le stesse implicazioni invertite dell’essere non essere/ nausea di essere/ e masticando costantemente la non esistenza/ mi ribellerò/ catturerò l’anima umana/ da questa palude permanente. (Nausea di essere) E’ una rivolta morale di una donna che sfocia in una poetica senza eufemismi, netta, trasparente, icastica. Vi traspare un dolore che accomuna tutta quella parte di umanità che ripudia l’oppressione e la cecità umana, oscurata dai pregiudizi e dalla mostruosità del pensiero. È vietato il sole sulla nostra pelle/ e le ombre delle galassie passano facilmente dalla mia bocca scura./ Senza sorpresa o shock può congelare il nostro corpo./ Senza che la cella segreta turbi la mia mente/ la lama del vento mi ha trasformato in due metà del purgatorio. Dante, ma dove stai a testa in giù nella Via Lattea?/ Come l’inferno succhia l’ombra e il suo silenzio?/ I melograni insanguinati scoppiano nel Giardino dell’Eden/ e le scintille di fuoco/ tra le ceneri delle parole/ giustificano la follia delle mie mani impotenti/ per crocifiggere l’intera mia anima./ Dove sei Dante? Hidden Paradise ha molto dolore./ Il paradiso è gravido di mille feti ignoranti./ L’inferno dietro il punto interrogativo/ ha inghiottito tutte le fiamme./ Dove sei Dante?/ Beatrice per un rossetto nero/ è stata lapidata. (Paradiso nascosto) Raffinata e colta, la sua espressione poetica s’interroga sulle questioni fondamentali, sul senso dell’esistenza umana e sulla sofferenza. Entra nelle profondità del suo essere, ma non s’estrania dall’ambiente in cui vive. Queste le emozioni immediate ad una lettura ancora non ben distillata dei versi di Elham Hamedi. E però il suo grido è già entrato nel profondo.

“Dio ha fatto i tuoi capelli d’oro?
I miei capelli sono stati giustiziati oggi
Si riversava sulle spalle nude di un albero

Angeli di terre lontane!
I miei capelli non possono essere la corona del mio corpo?
I capelli sulla mia testa non appartenevano a questo corpo ferito fin dall’inizio della creazione?
Angeli con i capelli biondi!
I miei capelli avrebbero potuto essere di un colore diverso
Angeli dai capelli d’oro delle terre libere!
I miei capelli sono diventati scuri durante una dittatura!
Angeli di terre lontane!
Lascia i tuoi capelli al vento oggi in memoria dei miei capelli morti
Nella mia terra i venti sono stanchi
I miei capelli sono stati giustiziati oggi
E gli uccelli non possono cantare sulle spalle degli alberi accanto al cadavere dei miei capelli
Una ciocca di capelli nella mia terra è un anello della morte sul collo di una donna.
(Questi non sono capelli. 19 settembre 2022)”


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