di Paola Cimoroni – Mi ha amaramente colpito la dichiarazione del Sindaco sulla solitudine a cui la tragicità degli eventi avrebbe ineluttabilmente condannato la nostra comunità e sul fatto che nessuno possa comprendere veramente il nostro dolore, unico commento alle false lacrime della Prefetta Iurato davanti a ciò che rimane della Casa dello studente. Perché proprio in questi giorni mi ha contattato una persona che io non credevo di conoscere e che il mio dolore e quello di tanti altri, invece, l’ha conosciuto profondamente.
Mario ha visto la mia foto su un periodico nazionale che ha pubblicato un servizio sull’Aquila e mi ha riconosciuto, me e il mio indirizzo. Perché Mario a casa mia dopo il terremoto c’è stato, con me e per me, e custodisce un archivio fotografico di tutto il periodo in cui ha prestato la sua opera sul nostro territorio. Mario è un Vigile del Fuoco, è tornato a casa da tempo, ma ad ogni 6 aprile è stato e sarà qui con noi, per la fiaccolata. Mario è uno tra quelle donne e quegli uomini che, rappresentanti dello Stato o meno, hanno penetrato, condiviso e alleviato il nostro singolare dolore. Mario come tante e tanti che hanno portato qui volontariamente aiuto, competenza e solidarietà ha riso mille volte con noi e ogni tanto si è pure incazzato. Ma Mario non ha mai riso di noi.
Come parte di questa comunità, mi sono sentita e mi sento sola ad ogni censimento, ad ogni dichiarazione di circostanza, ad ogni calcolata manifestazione di solidarietà a chi ha perpetrato lo scempio, ad ogni decisione presa sopra la mia testa, ad ogni istanza di partecipazione negata. Mario lo comprende e non può farci niente, il Prefetto e il Sindaco invece sì.