di Emanuela Medoro – Qualche cantiere in centro, uno per un grosso fabbricato storico situato in Via Garibaldi angolo P. Paganica, un altro al Teatro Comunale, qualche fabbricato classificato a suo tempo E ed in fase di ricostruzione, il fabbricato di Viale Crispi ex ISEF pronto per l’uso, insieme riescono a dare una qualche speranza che L’Aquila vecchia non è proprio una Pompei di montagna. Si tratta di cantieri nati in tempi piuttosto recenti. Il mugugno cittadino, quello ligio al dovere negativo del “pensala male che c’ià ‘nduvini”, non è troppo fiducioso sulla durata di questi cantieri fino alla effettiva conclusione dei lavori con il definitivo ripristino dell’agibilità dei fabbricati. In genere si pensa che questi cantieri così come sono nati si fermeranno, come parte integrante della sceneggiata preelettorale.
Tutti ottimisti per il futuro. Quasi quasi siamo tutti contenti del secondo turno di votazioni per il sindaco, così i candidati contendenti seguitano a sciorinare promesse, piace essere rassicurati.
di Emanuela Medoro – Ma volano anche strane accuse, me ne sono giunte alle orecchie alcune talmente vili, volgari ed assurde da dubitare della sanità mentale di chi le formula, per la strada. Certamente non avranno origine alla fonte. Ma davvero all’ Aquila c’è qualcuno che ancora crede che i comunisti cattivi mangiano preti e bambini? Pensavo che questi bigotti creduloni si fossero estinti insieme a mia nonna. Almeno così credevo fino a pochi giorni fa. Oppure a L’Aquila ce ne stanno ancora tanti?
Un’altra cosa ho sperimentato in modo abbastanza diffuso, che la credibilità della classe politica, cioè della casta aquilana, è inversamente proporzionale alla distanza fra chi parla ed il soggetto politico di cui parla. Un qualche tipo di fiducia nella politica si può ancora trovare, nonostante l’antipolitica dilagante, scetticismo e delusioni, fra gente che non ha mai avuto esperienze di incontri ravvicinati con appartenenti alla casta. Allora si parla di programmi, contenuti, fattibilità delle proposte, efficacia comunicativa, coerenza del discorso. Se invece, malauguratamente, ci sono stati incontri più o meno ravvicinati, la fiducia crolla, volano parole ed accuse per palese indifferenza, superficiale disinformazione, promesse non mantenute, scuse vaghe e non pertinenti, presuntuosa sordità.
Nonostante ciò, qualcuno a cui credere ci deve pur essere dato che alle urne dobbiamo andarci. Oppure vogliamo andarcene al mare quella domenica? Due cose chiedo al prossimo vincitore: che non si fermino i pochi cantieri in centro, dover dare ragione ai pessimisti su questo punto sarebbe proprio duro da mandare giù. Meglio sarebbe se ne nascessero di nuovi dove si lavorasse alacremente senza interruzioni, soprattutto per rifare le case. Fondamentale e di primaria importanza che gli aquilani del centro tornino a casa loro, prima che si abituino a stare meglio altrove.