dalla pagina Facebook di alcuni cittadini – L’Aquila, 18 gennaio 2013. Abbiamo seguito, nella giornata di ieri, la I commissione sulla questione bollette del progetto C.A.S.E e la riunione serale nella TendAmica di Bazzano. Abbiamo provato a raccontarvi i due appuntamenti perchè crediamo che le richieste di acconto inviate dal Comune di L’Aquila agli assegnatari degli alloggi antisismici e le proteste che si sono scatenate di conseguenza stiano aprendo voragini nella bolla, soffocante e silenziosa, costruita con la narrazione dell’emergenza. E’ come se l’arrivo degli acconti di bolletta abbia improvvisamente aperto gli occhi ai cittadini sulla colpevole sciatteria con cui il governo Berlusconi, la Protezione Civile e le istituzioni locali hanno trattato la città nel post-terremoto.
Ieri sera, davanti ad un tendone strapieno di aquilani infuriati, il sindaco Massimo Cialente ha voluto ricordare che L’Aquila ha vissuto una terribile sciagura. Quasi quattro anni dopo la notte del 6 aprile. Come se i cittadini dovessero continuare ad accettare le decisioni dell’amministrazione senza far troppo rumore perchè, cari amici, non si può non tenere conto di quello che è successo. Fino a quando si dovrà sopportare questo clima emergenziale, difficile saperlo. Qualcuno dirà che i cittadini si sono mobilitati solo ora che la Giunta Comunale ha deciso di mettergli le mani nelle tasche. Può anche essere vero, per qualcuno. La maggioranza degli aquilani che ieri hanno partecipato alla Commissione e alla riunione di Bazzano, però, hanno sottolineato un concetto tanto semplice quanto chiaro: non erano lì perchè non vogliono pagare, erano lì perchè vogliono pagare il giusto. Si è capito che ci sono stati degli errori nel conteggio degli acconti, il Sindaco lo ha ammesso. Il punto non è questo, anche se stiamo parlando di una richiesta maggiorata del 20% per ogni famiglia, 600 euro annui a far due conti. A preoccupare è cosa si nasconde dietro quell’errore: l’assoluta mancanza di una progettualità della Giunta su di un patrimonio immobiliare di quasi 4500 alloggi, divisi in 19 nuovi agglomerati calati nel tessuto urbanistico della città senza che si sia tenuto in alcun conto delle caratteristiche del territorio. E che ora paiono dei corpi totalmente estranei al contesto. Da novembre 2012, gli alloggi, fortemente voluti dal governo Berlusconi, sono di proprietà del Comune. A cui spettano, da allora, le spese di manutenzione straordinaria. Qualche settimana fa l’assessore Alfredo Moroni, dopo un sopralluogo in un alloggio di Cese di Preturo invaso da consistenti perdite d’acqua, ha ammesso che lnon si era nelle condizioni di poter intervenire. Sarebbero serviti almeno 7 mila euro. Il giorno dopo è arrivato l’atteso passo indietro, ma la questione resta: cosa accadrà quando gli alloggi inizieranno a richiedere una vera e propria manutenzione? Difficile credere che il logorio del tempo risparmi gli alloggi costruiti in tutta fretta nei mesi che seguirono il terremoto. Dove si troveranno i soldi? C’è il rischio bancarotta? Chissà se qualcuno inizia a porsi il problema. Chissà se qualcuno si starà domandando quanto costerà, agli inquilini, la manutenzione ordinaria che, fino ad ottobre del 2013, sarà in carico alla Protezione Civile, attraverso la Manutencoop, e spetterà poi alle famiglie. Una ulteriore spesa che andrà ad accumularsi al pagamento delle regolari utenze e di quelle non versate fino ad ora. Un vero e proprio salasso per i cittadini assegnatari che vorrebbero almeno sapere che cosa stanno pagando (la lettura dei contatori per stabilire le spese esatte che ogni assegnatario deve sostenere è iniziata solo ieri l’altro e ci vorranno un paio di mesi per concluderle), e perchè sono costretti a sostenere anche le spese degli spazi verdi, spazi pubblici e non condominiali. Questioni a cui nessuno pare in grado di dare delle risposte.
[vsw id=”HmwkhVl1SEc” source=”youtube” width=”425″ height=”344″ autoplay=”no”]
Il Sindaco, ieri sera, ha chiesto ai cittadini di stringere la cinghia per il bene della comunità: il Comune ha un debito di più di 9 milioni e mezzo di Euro con le società fornitrici dei servizi che è stato costretto a rateizzare. La prima rata, di 316 mila euro, scade il 31 gennaio. Non può non tenere conto, però, delle preoccupazioni di chi non ha ancora capito come si sia arrivati a questo punto. Non basta più il protagonismo del primo cittadino, che anche ieri sera si è presentato da solo a rispondere alle domande e alle critiche. La Giunta è la grande assente, in questi giorni così delicati. Assente non giustificata, così come l’opposizione di centro-destra guidata da quel De Matteis che ha fatto capire chiaramente che i suoi interessi sono altrove, ad un centinaio di chilometri dal Capoluogo. L’opposizione, oramai, la fanno solo i consiglieri delle liste civiche. La città avrebbe bisogno di ben altro, in un momento difficilissimo dal punto di vista economico e sociale. Con i nodi che, a quasi quattro anni dal terremoto, iniziano a venire al pettine.