di Angela Baglioni, Il Tempo – È di 19.500 euro il risarcimento che il Comune dell’Aquila dovrà corrispondere a un professionista, per il danno derivante dal ritardo con il quale ha esaminato la richiesta di contributo per la riparazione di un edificio danneggiato dal terremoto del 2009.
È il senso di una recente sentenza, la prima in materia, emessa dalla sezione dell’Aquila del Tribunale amministativo regionale, che ha condannato il Comune del capoluogo di regione a risarcire il cittadino che aveva chiesto il contributo per la riparazione, con miglioramento sismico, dell’immobile di sua proprietà destinato ad abitazione principale e studio professionale.
Il Comune, in base all’ordinanza 3790 adottata della presidenza del consiglio dei ministri tre mesi dopo il terremoto, avrebbe dovuto prnunciarsi entro 60 giorni dal ricevimento della domanda. Inutile dire che quel termine non era stato rispettato, tant’è che lo stesso Tar si era già in precedenza pronunciato sulla questione nominando un commissario ad acta.
Il professionista, nel successivo ricorso presentato al Tar, aveva evidenziato come i ritardi nell’inizio dei lavori di riparazione dell’edificio, imputabili alla lentezza eccessiva nella definizione delle pratiche inoltrate nei termini di legge, gli avessero arrecato un pregiudizio di natura economica, non fosse altro per il fatto che era stato costretto a sborsare 1500 euro al mese per affittare un alloggio altrove.
Il Tar ha acclarato l’illegittimità del silenzio serbato dal Comune dell’Aquila, riaffermando il valore del tempo «quale bene della vita in grado di incidere sulla progettualità del privato e sulla libera determinazione dell’assetto dei suoi interessi. Il ritardo nella conclusione del procedimento e il mancato rispetto dei tempi certi del procedimento – scrivono i giudici amministrativi – vengono pertanto a rappresentare giuridicamente un danno, e sul piano economico, un costo illegittimo per quanto attiene le prospettive, le aspettative e le scelte del privati, in quanto motivo di forte condizionamento della loro vita».
La sentenza, pubblicata lo scorso 19 dicembre, rappresenta un precedente importante per tutti i cittadini alle prese con i ritardi della burocrazia, quella stessa burocrazia che invece è sempre molto puntuale quando si tratta di pretendere i pagamenti. Quella burocrazia che sta pensando di far pagare l’affitto di Map e appartamenti del progetto Case a chi non è riuscito a tornare a casa non per sua volontà, ma per i ritardi che essa stessa ha generato, ai quali spesso si uniscono anche quelli delle ditte incaricate dei lavori.