«Lo stato ci ha abbandonati, se entro 15 giorni non arrivano i soldi, la giunta si dimetterà, che venga lo Stato a ricostruire L’Aquila». Questa la minaccia del Sindaco, Massimo Cialente, in una conferenza stampa convocata d’urgenza insieme a tutta la giunta.
La singolare forma di protesta prevede la riconsegna al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, della fascia tricolore mentre gli operai hanno già ammainato il tricolore dai palazzi del Comune. Riconsegna minacciata e portata a termine: Cialente nel pomeriggio ha raggiunto il Quirinale e ha consegnato la sua lettera. «Non voglio parlare con nessuno, voglio i soldi. Nella ma città c’è esasperazione a tutti i livelli», ha detto da Roma ha chi lo ha raggiunto a telefono.
«Non so più che cosa dire alla gente. Ieri sono stato aggredito mentre facevo benzina da un gruppo di cittadini in crisi, disoccupati. Non mi serve la scorta, me la cavo, ma il questore e il prefetto non capiscono. Sono stanco di dire che L’Aquila è morta». «Io mi sono sentito dire che gli aquilani dormono e che gli emiliani sono fermi».
«Ci sono 985 milioni di competenze deliberati dal Cipe n.135 che non arrivati e il comune dell’Aquila aspetta da 4 mesi e mezzo euro 250 milioni dallo stato. Da ottobre sono finiti i soldi e il comune dell’Aquila ha sospeso il rilascio del finanziamento di 2000 progetti che hanno concluso l’iter. Sono stati sospesi cantieri aperti perché non si possono pagare i dal dei contributi diretti.
«Sono guardato come un fastidio quando vado a Roma, come se fosse un mio interesse personale di ricostruire l’Aquila. Vado a consegnare la fascia fino al Quirinale». E il sindaco diventa internazionale: «Non c’è ‘care‘, non c’è attenzione da parte del governo. Sembra che le new town siano state fatte per non ricostruire». E’ l’accusa del primo cittadino, che chiede alla città di fare resistenza rispetto a un Governo che non è capace di dare risposte all’Aquila come problema nazionale. (red)