”Fallimento”. E’ racchiuso tutto in questa parola il giudizio del sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, sulla governance della ricostruzione post terremoto.
Sollecitato ad esprimersi sulla situazione, oggi, della città e della sua gente, a quasi tre anni dal catastrofico evento, il Primo cittadino diventa un fiume in piena.
Sigaretta sempre accesa tra le dita, cita a memoria date, numeri, circostanze di un’emergenza prima e di una ricostruzione poi vissute giorno giorno, da quel tragico 6 aprile 2009, sempre in trincea. «Mi hanno definito litigioso – puntualizza subito – ma non c’e’ nulla di piu’ falso. La verita’ e’ che metto il cuore, la passione, per difendere i diritti dei miei concittadini. Anche in questa campagna elettorale, che ho deciso di affrontare proprio per dare il mio contributo alla causa dell’Aquila, mi sto battendo con tutte le forze contro questi assurdi ritardi che ci stanno uccidendo. Forse chi gestisce la ricostruzione non si e’ ancora reso conto di averci rubato due anni di vita e di aver compromesso la nostra stessa sopravvivenza».
Parte da lontano, Cialente, dalla costruzione della ”citta’ temporanea”, quelle decine di new town spuntate nelle aree piu’ verdi della periferia, insufficiente a dare riparo a tutti gli sfollati del terremoto. «Quando la gestione emergenza della Protezione civile di Guido Bertolaso fini’ – ricorda – lascio’ senza casa ben 1.400 nuclei familiari. Per molti abbiamo ovviato con il contributo di autonoma sistemazione, una voce importante in uscita, pari a 100.000 euro al giorno. Il Comune fece subito un progetto per la riparazione delle case meno danneggiate, tecnicamente classificate A, B e C, e con la filiera Fintecna, Reluis, Cineas avvio’ l’esame di migliaia di pratiche. Ad oggi, per le 7.615 ‘A’ sono stati concessi oltre 70 milioni di euro; per le 8.098 ‘B’ 464 milioni; per le 1.035 ‘C’ piu’ di 68 milioni di euro. Alla fine del 2010, circa 25 mila persone rientrarono nelle loro case».
Ma al momento di avviare la ricostruzione pesante, quella degli immobili E e dei centri storici, tutto il processo si e’ bloccato sulle linee guida, impantanato su un prezzario che la Regione Abruzzo avrebbe dovuto pubblicare subito, ma trascinatosi fra mille polemiche fino a dicembre 2010, data della prima riunione con ordini professionali e costruttori. «In pratica – lamenta irritato Cialente – un anno intero buttato via, visto che le indicazioni come ricostruire le case E giungono solo a fine aprile/inizio maggio 2011. La farraginosita’ del sistema impedisce ai cantieri di aprire: ditte inattive, operai in cassa integrazione, economia al palo anche per l’indotto».
Per il Sindaco, il collo di bottiglia sta nel passaggio della filiera agli ordini del Commissario delegato per la Ricostruzione, presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, e del coordinatore della sua Struttura tecnica di missione, Gaetano Fontana. Autorizzazioni ”impazzite” e con tempi biblici.
Morale: «I lavori di recupero della case E non sono partiti e per quest’anno non partiranno, considerando che gia’ in autunno le imprese edili sospendono l’attivita’».
Cialente ce l’ha a morte con il tandem Chiodi/Fontana e non lo nasconde. Anche quando parla dei famigerati Piani di Ricostruzione, chiesti con insistenza, ed in ogni sede, dal Commissario come propedeutici all’assegnazione delle risorse. Il Comune dell’Aquila presenta il suo Piano e fornisce una stima precisa dei fondi necessari per la ricostruzione del prezioso centro storico della citta’ capoluogo. «Ma il susseguirsi di decreti ed ordinanze commissariali – denuncia Cialente – non fa chiarezza, crea confusione sui modi di agire, porta solo stucchevoli rinvii. Di piu’. La Municipalita’ e’ ancora in attesa che la struttura di Chiodi esamini il suo Piano e che il Commissario, come previsto, dia l’intesa. Altrimenti siamo sempre al punto di partenza: ricostruzione congelata».
Il Sindaco cita altresi’ la querelle sui contributi per le case non prima abitazione e per le attivita’ commerciali. «La Stm e la struttura commissariale – rincara – Fontana e Chiodi, oltre a bloccare artatamente la ricostruzione, hanno reso la filiera complessa ed inutile; i progetti non camminano e la burocrazia e’ allucinante. Basti pensare che il percorso delle pratiche si arena finanche perche’ di ogni condominio si valutano solo le parti private, rinviando sine die l’analisi di quelle comuni». «Ora il Governo vuole tagliare i costi dell’emergenza – sottolinea Cialente – Sara’ ancora una grande battaglia perche’ non intendiamo pagare per inefficienze altrui. L’Aquila e’ completamente lasciata a se stessa. Ne e’ esempio l’abbandono della filiera (31 marzo Reluis e 30 aprile Cineas). Forse resteranno ancora un po’.
Ma dopo, chi esaminera’ i progetti’? E’ assurdo che ci sono due miliardi di euro pronti ma fermi, e non ci permettono di spenderli.
Chiodi e il Governo Berlusconi non sono stati in grado di tenere il passo di una ricostruzione difficile come quella aquilana.
Non hanno investito un euro per aiutare l’economia a ripartire ed hanno buttato dalla finestra 40 milioni di euro solo per l’assistenza alla popolazione. E che dire – elenca – dei 212 milioni di euro per la riparazione delle scuole che il Commissario ha destinato altrove, sostenendo che all’Aquila bastavano i Musp’? Inchieste giornalistiche hanno consentito di recuperare 10 milioni, ma ne servono ancora 35.
E i fondi Carfagna dati alle Curie’? Per non parlare dei 2,5 milioni della Meloni per i giovani: dispersi. Ciliegina, ho diffidato Chiodi che si rifiuta di perfezionare il passaggio alla citta’ dei 600 milioni di euro frutto di donazioni alla Protezione civile».
Per Cialente «Chiodi non si presenta neanche alle previste conferenze di servizio perche’ non vuole che si approvino i Piani di ricostruzione dell’Aquila e di Onna. Insieme a Fontana, se ne deve andare e questo, fortunatamente, il Governo Monti lo ha capito. Confidiamo anche nella legge di iniziativa popolare che sta seguendo il suo iter alla Camera».
Ed al ministro Fabrizio Barca, il sindaco dell’Aquila cosa chiede’? Soldi per l’emergenza entro il 20 marzo prossimo; un piano Marshall con deroghe normative attraverso un decreto L’Aquila a perdere; chiarimenti sui criteri per l’intesa ai Piani di ricostruzione o annullamento di quelli vigenti; sapere chi processera’ i progetti per il centro storico dopo l’addio della filiera; risorse per il rilancio economico. Con l’incaricato di Monti, Cialente assicura c’e’ feeling «anche perche’, giustamente, il ministro e’ nella fase di acquisizione di informazioni, si sta rendendo conto della realta’ dei fatti».
Ma si aspetta da lui, confessa, quella svolta che potrebbe realmente significare per L’Aquila lo start alla ricostruzione, materiale, sociale, produttiva.