di Marianna Gianforte – «Mi chiedo dov’è la classe dirigente di questa città?». Appena tornato da Roma il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente commenta con amarezza la freddezza con cui la parte produttiva e sociale della città – quella che più sta subendo le conseguenze di una ricostruzione bloccata – ha accolto e reagito alla sua singolare protesta. Gesto che lo ha portato fin sull’orlo di uno scontro istituzionale, che gli è costata una “lavata di capo” da parte del Governo e un decreto del prefetto aquilano con cui il sindaco viene diffidato a riporre le bandiere e tornare sui suoi passi . «Non lo farò – ha detto – mi dicono che ho fatto un gesto istituzionalmente gravissimo, ne prendo atto, ma penso di aver pagato con la mia maggioranza un prezzo salato. Ho sempre dimostrato fiducia al Governo». Il che vuol dire che il primo cittadino è anche pronto a dimettersi se il Governo non “annulla” quel decreto.
Ma Cialente, prima di spiegare cosa oggi ha portato a casa dopo l’incontro a Roma con alcuni esponenti dell’esecutivo, tra cui i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio, Giovanni Legnini e Filippo Patroni Griffi e anche il vice ministro all’Interno Filippo Bubbico, addita la classe dirigente silente. «Ammettiamo che il mio gesto non sia condiviso da nessuno, ma io mi chiedo: i costruttori che vengono nel mio ufficio a dirmi “non ne possiamo più, abbiamo gli operai in cassa integrazione”, in questi giorni dove stavano? E la Camera di commercio? E tutte le organizzazioni? E i sindacati?».
LE PROMESSE DEL GOVERNO. Incontro impegnativo quello che stamattina ha avuto il sindaco Cialente con il governo. Dal quale ha “incassato delle rassicurazioni”. «Hanno firmato oggi il trasferimento dei 255 milioni di euro della delibera Cipe che erano attesi da settimane», ha spiegato Cialente. Segno che dopo la protesta c’è stata «un’improvvisa accelerazione». Entro una ventina di giorni «dovrebbero arrivare i 500 milioni promessi e sbloccati da Barca all’indomani della manifestazione a Roma (quella con le carriole cariche di pratiche bloccate, ndr)». Almeno questa è la promessa del Governo. Riguardo al miliardo e mezzo in più chiesto dal sindaco per la ricostruzione della città, e garantito dall’ex sottosegretario Catricalà, «c’è una sorta di raffreddamento, ma si dovrebbe trovare una copertura». Se ne discuterà la settimana prossima in un tavolo tecnico. La novità – ancora tutta da verificarsi – è che Cialente ha chiesto a Bubbico che nell’ambito del decreto emanato recentemente e che comincerà il suo iter nel Senato tra breve, all’articolo 8 relativo alle macerie del sisma s’inserisca questa somma, necessaria per affrontare questa fase».
LA CORSA A ROMA. Il governo già nel corso della mattinata aveva dato rassicurazioni al sindaco che rimane cauto di fronte a quelle che suonano come ennesime rassicurazioni. «Voi come cittadini, vi fidereste?» ha commentato. Il governo ha in particolate promesso attenzioni e invio di fondi per avviare a regime il processo di ricostruzione e ha invitato il primo cittadino a riprendere la fascia tricolore e ripristinare le bandiere nelle sedi comunali, e quindi a porre fine alla protesta iniziata lunedì per la quale il prefetto dell’Aquila, Francesco Alecci, ha emesso un decreto intimando al sindaco il ritorno alla normalità, pena la rimozione dall’incarico. Cialente deciderà il da farsi con la giunta.
LE CRITICHE DEL GOVERNATORE. «Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, in tutto questo tempo ha solo cavalcato una forma di protesta che si è rivelata sterile e dannosa abbandonandosi ad assurde reazioni e a dietrologie incomprensibili. Ammetta il primo cittadino che questo suo atteggiamento non è riuscito a produrre nessun risultato utile. Oggi cerca di attirare l’attenzione su problemi che non è stato in grado di gestire direttamente dimostrando inefficienza operativa e incapacità gestionale». Lo ha detto il Presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, in riferimento alla questione della ricostruzione post terremoto. «Per questo ho sostenuto – ha proseguito Chiodi – che Cialente non deve essere lasciato solo ma va affiancato e supportato. Fornire esempi di protesta ben oltre i normali limiti della decenza e della legittimità non aiuta nè L’Aquila nè, tantomeno, l’Abruzzo. L’Aquila non può permettersi ancora di restare nel blocco della ricostruzione per cui chiedo unità e compattezza sul fronte istituzionale. Del resto, terminata la fase commissariale, il 31 agosto 2012, tutte le attività legate alla ricostruzione hanno subito un brusco ‘stop’. Inoltre, siamo entrati in un periodo di stasi con la mancata previsione di nuove risorse da parte del governo Monti. Le uniche risorse a tutt’oggi messe a disposizione per la ricostruzione dell’Aquila sono quelle stanziate sotto il Governo Berlusconi con il decreto Abruzzo: circa 10,5 miliardi di euro. Siamo in attesa di capire oggi cosa vorrà fare il nuovo Governo nazionale per la nostra regione e per risollevare le sorti del territorio dell’Aquila. Oggi bisogna subito trasferire in termini di cassa tutte le risorse stanziate da Berlusconi e dal suo governo e prevedere, con un nuovo provvedimento, uno stanziamento certo per i prossimi anni che assicuri un flusso cospicuo di risorse per la ricostruzione. Pertanto, – ha concluso il Presidente – è necessario che arrivino subito i primi 800 milioni e poi il restante miliardo dello stanziamento di Berlusconi e venga previsto uno stanziamento almeno pari a quello della legge 77 del 2009 (decreto Abruzzo) che attivi trasferimenti di risorse almeno pari ad un miliardo l’anno».