Il tricolore ammainato, la fascia riposta nella scatola. Un asino pronto per andare a parlare con i potenti come fece a suo tempo Celestino V. Il sindaco Massimo Cialente gioca la sua partita, pronto a guidare una mobilitazione volta ad ottenere le risorse adeguate a far partire i cantieri della ricostruzione. Intanto, sui social network tiene banco la discussione su quali siano le forme più efficaci per far sentire a Roma la voce degli aquilani. Un dibattito tra il serio e l’ironico che però tiene conto di tutto quello che è successo in questi quattro anni, manganellate e sequestri di carriole compresi. Così, anche tra commercianti e liberi professionisti, anche stimati, c’è chi inizia a pensare che non sia il caso di alzare un po’ i toni. Si parla di uno speciale “messaggio in bottiglia”, di quelli che ricordano un po’ gli anni Settanta.
Così un cittadino alza la voce su Facebook e scrive in maiuscolo la parola “Violenza”: «Mi convinco sempre di più», si legge in una discussione cliccatissima, «che solo un atto violento può riportare l’attenzione sulla nostra condizione. Città abbandonata. Ferro e fuoco. Portiamo il nostro urlo nei palazzi del potere. Non basteranno i manganelli a fermarci. Possiamo anche perdere la guerra ma almeno combattiamola. Fino in fondo. Altro che manifestazioni pacifiche…stavolta VIOLENZA è la parola d’ordine. Ci siamo veramente rotti i coglioni. In alternativa tutti muti e rassegnati a una fine ingloriosa. A noi la scelta». Tantissime le repliche al post, c’è chi approva e chi invece, citando Gandhi, invita a cercare le risposte senza ricorrere alle maniere forti.
E se la situazione sfuggisse di mano?