“Introduco un ragionamento che andrà approfondito nell’ambito di una seria discussione sul piano strategico, che va ripreso subito nella sua analisi”. Lo scrive il sindaco Cialente sulla sua pagina facebook.
Il problema è il lavoro. Vi ricordate i primi problemini a scuola? Un rubinetto versa……..quanti litri ….? Allora, di qui ai prossimi dieci anni, quanti posti di lavoro nuovi dobbiamo creare all’Aquila, nell’ambito di un piano strategico, per dare lavoro ai nostri giovani ed evitarne l’emigrazione alla quale stiamo assistendo? I settori sono il primario, l’agricoltura, il secondario, l’industria, il terziario i servizi. Nela nostra città il terziario, i servizi, soprattutto il pubblico impiego tirava. Oggi vi è una contrazione. Nei prossimi anni avremo un rilancio nell’edilizia, ma poi, finendo la ricostruzione, questo settore si fermerà. Allora?
Calafati ci dice di puntare ad una grande Università residenziale, parla di 20 mila studenti. La nostra Università ritiene che questo difficilmente potrà essere, perché l’Università ormai va in altra direzione, lezioni per via telematica, residenzialità solo per grandi progetti di ricerca o laboratori o tirocini. Allora ripartiamo dalle altre vocazioni: industria hitech, turismo, servizi alle imprese, artigianato. Un parziale ritorno alle attività agropastorali di nicchia. Non vedo altro. Allora, pregherei, nel dibattito su aeroporto Tamburri, sullo skydome e su altri argomenti, di considerarne le ricadute economiche ed occupazionali.
Ho letto che un’amica di fb, ha postato un articolo proposito dello skydome in cui il commentatore si dice convinto che bisogna puntare alla decrescita economica. Mi starebbe benissimo se non avessi tre figli, undici nipoti, tutti i loro amici ed amichetti , che vorrei rimanessero, dopo il loro ciclo di studi , a lavorare a L’Aquila.
Ultima riflessione: mi sta bene qualsiasi posizione, ma non so se avete fatto caso che i rappresentati del partito del no a tutto, a priori, sono tutti abbastanza benestanti e garantiti (cioè hanno ottimi posti di lavoro). I loro figli, con belle lauree, sono emigrati sì, ma per fare splendide carriere all’estero. Cioè è gente che cade in piedi. E tutte le altre migliaia di ragazzi, che speravano in un ricambio generazionale tramite i pensionamenti che oggi sono rinviati di anni?
Proviamo a meditare anche su questo.