di Maurizio Pascalizi – Ieri ci sono state le dimissioni del direttore dell’area tecnica Di Nicola prontamente respinte dal consiglio di amministrazione della società. Ma le colpe sono solo sue?
In effetti Di Nicola il suo lavoro lo ha fatto, infatti esaminando i curriculum dei giocatori arrivati all’Aquila in estate si evidenzia la loro provenienza dalla prima divisione.
Con tali acquisti è chiaro che l’obiettivo, checchè adesso ne dica la società, non poteva essere soltanto l’approdo ai play-off ma l’accesso diretto in prima divisione.
Ci chiediamo quindi che cosa è mancato fino ad adesso. Noi propendiamo per un complesso di cose società, allenatore, giocatori. Potrebbe sembrare semplicistico ma così non è.
Iniziamo con la società e con la scelta dell’allenatore. E’ vero che la responsabilità è del direttore sportivo ma l’avallo è stato del consiglio di amministrazione e in particolare di Gizzi considerata l’inesperienza del Presidente Chiodi. E’ lampante, come con una squadra di categoria superiore e con tutti i soldi che i soci hanno tirato fuori, che devi affidare l’incarico ad un allenatore di categoria superiore e non al primo Graziani che trovi.
Esonerato Graziani altro errore affidare l’incarico ad un cavallo di ritorno e cioè ad un allenatore che la società, sebbene diversa dall’attuale, aveva esonerato l’anno prima.
Forse i dirigenti hanno pensato che la squadra era talmente forte che si sarebbe autogestita?
Oppure è stato un problema economico, perché a quel punto si che sarebbe potuto ricominciare il campionato con un allenatore navigato considerando i soli 5 punti di ritardo dal Pontedera.
Questo è stato un errore fondamentale della società.
Poi l’allenatore. Dall’esterno ci è sembrato e ci sembra un po’ molle e succube dei capetti dello spogliatoio che forse giocavano contro Graziani perché non gli consentiva di gestire il gruppo.
Ciò non gli permette, ma anche forse per responsabilità della società, di avere quell’autorevolezza che si conviene ad un allenatore di rango.
E’ però sua precisa responsabilità il gioco offerto dalla squadra. Sia chiaro la squadra può anche avere dei risultati non consoni alle aspettative ma alla lunga se hai un gioco i risultati vengono e i tifosi sono pronti ad applaudire una squadra con un bel gioco anche con qualche risultato negativo.
Invece soprattutto in casa assistiamo addirittura a partite noiose, è emblematico il silenzio del pubblico nel corso del primo tempo contro il Campobasso.
Per ultimi, ma non ultimi per responsabilità i giocatori. E’ inutile che continuino a sostenere che sono un gruppo unito quando è palese che non lo sono. C’è una spaccatura tra i cosiddetti anziani e i giovani, probabilmente i ragazzi più giovani non vengono messi nelle condizioni di esprimersi come potrebbero e vorrebbero. Altro aspetto è quello relativo al rendimento che più esperti e blasonati non hanno avuto in misura accettabile, corrono solo un tempo e poi vaccheggiano per il campo.
Questa disamina vuole essere una critica costruttiva in una fase delicata del campionato perché se è vero che forse il secondo posto, a meno di una debacle del Pontedera, ormai è irraggiungibile, mantenendo il terzo posto L’Aquila può ancora aspirare al salto di categoria.
Purchè si usi il pugno duro con i giocatori e si abbia anche il coraggio, con l’aiuto della società, di mandarli in tribuna se necessario. D’altra parte sono dipendenti della società non i proprietari.