E’ tornato a casa, a L’Aquila, Alberico D’Alessandro, il parrucchiere delle ‘dive’, ora che le riprese sono finite a Bolzano, dopo un mese e mezzo di lavoro sul set del film di “Anita B.”, l’ultimo film di Roberto Faenza, coprodotto da Italia, Ungheria e Usa, girato in lingua inglese, tratto dal romanzo di Edith Bruck, Quanta stella c’è nel cielo.
Centocinquanta comparse e un’ambientazione ‘antica’ degli anni ’40 in una splendida villa di via S.Osvaldo a Bolzano che sembra ferma nel tempo, per questo film che vede come protagonista Francesca Tampieri, vincitrice, a Los Angeles, dell’Emmy Awards, l’oscar tv americano, per la serie western Hatfield and McCoys e un cast internazionale come Robert Sheehan, Eline Powell, Nico Mirallegro, Antonio Cupo, Andrea Osvart, Jane Alexander.
E’ la storia di Anita, ragazza di sedici anni bella e sensibile sopravvissuta ai campi di concentramento, che fugge da un orfanotrofio ungherese per andare a vivere a casa della zia Monika. Per raggiungere la Cecoslovacchia, Anita viaggerà con Eli, giovane cognato di Monika che è venuto a prenderla al confine. Eli è attratto dal corpo della ragazza e non tarderà a insidiarla in un gioco cinico e crudele.
E’ restio a parlare del suo lavoro Alberico, ma con una punta di orgoglio fa vedere le foto di scena e il backstage con la tecnica usata per ricreare ‘naturalmente’ la femminilità delle pettinature a onde di quegli anni.
«Le donne degli anni 40 avevano molta cura dei loro capelli tanto da andare a dormire con bigodini e foulard legati sulla testa. Queste particolari attenzioni rendevano la chioma sempre in ordine e naturalmente ricca di “ondulature” resistenti» racconta Alberico. «Ho dovuto ricreare quell’effetto anche su capelli corti e lo abbiamo fatto con extension. Inoltre, per cercare di avere quell’effetto naturale senza utilizzare piastre nè ferri caldi, che negli anni ’40 non esistevano, ho usato degli straccetti di cotone arrotolati, i vecchi bigodini che le donne usavano prima di andare a letto e che si tenevano tutta la notte in posa». (mc)
Foto di Adrian Alarcón