Oltre al sindaco Massimo Cialente sono coinvolte nell’indagine della Finanza altre 10 persone. Ci sarebbero stati artifici per far quadrare i conti. Trovate molte anomalie nei rimborsi spese.
Un artificio contabile per far apparire un buco nei bilanci consuntivi 2007 e 2008 minore di quello reale in maniera da evitare la messa in liquidazione dell’Accademia dell’Immagine. E questo inserendo nella voce ricavi una cifra pari a 150.000 euro che l’allora sindaco, Massimo Cialente, che era anche presidente dell’Accademia dell’Immagine, aveva promesso a nome del Comune solo a voce; promessa a cui non seguì nessuna delibera.
Tra i costi entrati poi in bilancio anche una serie di rimborsi spese da parte dei dipendenti che non troverebbero giustificazione nelle cosiddette pezze di appoggio; un profluvio di pagamenti per ristoranti, tagliandi parcheggio, ricevute di pedaggio autostradale, ricariche telefoniche e persino multe elevate a dipendenti per infrazione al codice della strada che l’Accademia avrebbe pagato non si sa a quale titolo.
Sarebbe tutto scritto nero su bianco nell’invito a dedurre della Procura regionale della corte dei Conti consegnato nei giorni scorsi alle persone coinvolte. Si tratta di 11 persone – tra cui il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente in qualità di presidente dell’Accademia dell’Immagine – che hanno ricoperto nel 2007 e 2008 ruoli direttivi o sono stati componenti del cda dell’Accademia.
L'”invito” della corte dei Conti si basa su una inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza, inchiesta che ha pure dei risvolti penali, anche se su quel fronte pare si vada verso una archiviazione (il reato penale riguarda questioni fiscali relative al non pagamento dei contributi). Insomma l’Accademia dell’Immagine sarà stata anche un gioiello di cui la città si poteva ben vantare (e questo nessuno lo ha mai messo in dubbio viste anche le ottime ricadute avute a livello internazionale e i personaggi che è riuscita a coinvolgere) ma certo a livello di conti economici, se le accuse dovessero essere confermate in sede di giudizio da parte della Corte dei Conti, siamo ai limiti di una gestione “allegra”.
Il danno erariale ipotizzato dalla Procura della corte dei Conti è di circa 600.000 euro (che è la somma che sarebbe stata indebitamente ottenuta dalla Regione) a cui andranno aggiunti, in caso di condanna, interessi e rivalutazioni varie. Certo, siamo solo all’inizio dell’indagine e magari tutte o parte delle persone coinvolte riusciranno a dimostrare la loro totale estraneità alle contestazioni. Dalle carte emergerebbe però anche la motivazione per la quale l’artificio contabile (sempre secondo l’accusa mossa dalla Procura della corte dei Conti in base alle risultanze dell’indagine della Guardia di Finanza) sarebbe stato messo in atto. Se la perdita (pari a circa 400.000 euro del 2007-2008) fosse stata comunicata ufficialmente ai soci (Comune e Regione) la messa in liquidazione sarebbe stata inevitabile. Con l’artificio contabile la perdita fu ridotta di circa la metà. Si può quindi persino arrivare a ipotizzare che tutto sia stato fatto per non chiudere l’Accademia. Ma lo si è fatto, però, secondo l’accusa, violando la legge. Addirittura da alcuni interrogatori risulterebbe che la decisione di “truccare” i conti sia stata una scelta precisa di cui molti erano consapevoli. E di questo ora le persone coinvolte ne dovranno rispondere.
Oltre al sindaco, chiamato in causa in veste di presidente dell’Accademia dell’Immagine, la Procura contabile ha invitato a fare contro deduzioni anche altre persone. Si tratta di Ferdinando Stringini di 71 anni e Fabrizia Aquilio (52) in quanto componenti del collegio dei revisori dei conti insieme a Nello Bernardi (64); Vito Bergamotto (70) e Giovanni Moscardelli (64) componenti del consiglio di amministrazione; Carlo Petricca (47), già addetto del settore amministrativo dell’Accademia, Francesca Ruzza (43), già direttore amministrativo e poi direttore reggente, Magda Stipa (39), addetta al settore amministrativo dell’Accademia, Andrea Tatafiore (36), anche lui addetto al settore amministrativo dell’Accademia, e Anna Maria Ximenes (61), all’epoca direttore generale dell’Accademia. L’indagine è coordinata dal vice procuratore generale Massimo Perin. (g.g./g.p.)
Fonte: Il Centro