L’«aiutino» del nonno davanti alle scuole
di Paolo Rico | 29 Maggio 2022 @ 12:05 | ATTUALITA'
Quel “nonno all’ingresso e all’uscita dalle scuole” era stato un primato tutto cittadino. Negli anni ’70 l’innovativa scelta dell’amministrazione aquilana di affidare a pensionati, in particolare, la sicurezza degli alunni nell’attraversare le strade era stata subito imitata da diverse città, soprattutto del Nord. Qualche anno di applicazione e il tramonto dell’iniziativa. Il servizio prestava il fianco a non poche criticità di carattere normativo, pur assicurando una prestazione gradita, in particolare, dai genitori, rassicurati da quella mano cortese di volontari, in grado di istradare con sicurezza i bimbi. Nelle medie inferiori, la vigilanza dei nonni in strada metteva in allerta anche contro l’introduzione delle prime confidenze con gli stupefacenti. Non che in questo ambito si riuscisse a sventare ogni pericolo; però, le cronache del tempo riportano casi di segnalazioni preventive alla polizia, concluse con l’individuazione di piccoli spacciatori e ancor più ignari consumatori dei primi spinelli.
Così, l’intervento, che era stato un primato nazionale di prossimità scuola-famiglie; un fiore all’occhiello del sistema educativo finì alle ortiche: con il venir meno dell’esigenza, legalmente in carico alle competenti autorità. I nonnini rientrarono compostamente nei ranghi di pensionati-ai-giardinetti, dismettendo ogni servizio-permanente-effettivo nel dopolavoro davanti le scuole, che li aveva resi più percepiti dalla comunità. Pur se di tanto in tanto non mancò il laudator temporis acti di turno a recriminare sull’inopportuna conclusione dell’esperienza, tentando, ma senza riuscire, di riesumarla pur in aggiornate soluzioni di cooperazione formativa e di apertura della scuola alla comunità circostante.
Pressioni in proposito furono esercitate a più riprese, ma infruttuosamente, sul sindaco storico della città, l’indimenticato don Tullio De Rubeis, autore dell’intervento pilota in Italia, largamente condiviso in città e fuori. Lex, dura lex, sed lex! Impossibile, dunque, rimettere in piedi un’iniziativa di volontariato in un momento non propizio per ragioni di concorrenza occupazionale; praticabilità organizzativa e un pochino pure di pregiudizio ideologico.
Non poté nemmeno il compianto Italo Grossi, con il suo Centro per i Diritti del Cittadino, particolarmente impegnato nelle campagne di solidarietà sociale e di promozione delle marginalità e delle fragilità di reddito e di condizione della salute e dell’ambiente. Per brevità, rilevo che 8 anni fa si pensò di riportare i nonni davanti alle scuole, grazie al rilancio delle gestioni di polizia locale, al rafforzamento della presenza del corpo, alla perseguita opera di tangibilità istituzioni-cittadini, anche per la constata impossibilità che i bobbies nostrani riuscissero a coprire plurime aree di competenza: peraltro, in un amplissimo ambito comunale, secondo in Italia solo a Trieste; perciò, assimilato a città-territorio.
Il concorso «Un nonno per amico» si propose di reclutare volontari tra i 57 e i 75 anni, efficienti in salute fisio-psichica, ed efficaci in capacità e qualificazione post-addestramento, curato dai vigili stessi. Una leva, insomma, di pensionati, per lo più ex-dipendenti comunali, da impiegare in quelle molteplici impellenze, che si determinano quasi contemporaneamente la mattina, quando tutti corrono freneticamente al lavoro, facendo prima un salto a scuola per lasciare i figli, evitando code dietro gli scuolabus e liberandosi dagli ingorghi sulle strade supertrafficate, e, a ritroso, quando, a metà giornata, si ripetono le stesse operazioni lungo i medesimi tracciati, ma all’inverso. Invero, la risposta o fu tiepidina o destinata ad abortire.
Non se n’è fatto nulla di veramente strutturato in nessuno degli interventi allestiti a più riprese, a cadenza di ventenni. Fino ad oggi, quando si riaffaccia – pare – il refrain del «facciamo sentir vivi i nonni» senza, però, sovrapporli ad analoghi operatori e senza esporli a rischi. Senonché quanto dello spirito di comunità, di condivisione, solidarietà e di attenzione inscritto nell’intervento pilota di quasi ⅟₂ secolo fa sopravvive negli arcigni protocolli amministrativi di oggi, imprescindibili per un’eventuale riproposizione dell’aiutino dei nonni davanti le scuole?