L’Addolorata di San Bernardino ritorna al suo antico splendore
di Fra Piero Sirianni | 28 Febbraio 2023 @ 06:00 | CREDERE OGGI
L’AQUILA – L’Addolorata di San Bernardino ritorna al suo antico splendore. Nella santa messa delle 11,30 di domenica, 26 febbraio, prima in questa Quaresima 2023, fra Daniele Di Sipio – rettore della basilica di San Bernardino – ha presentato all’assemblea liturgica la statua della Madonna Addolorata dopo gli avvenuti restauri. La stessa, la cui struttura interna, il volto, le mani e i piedi sono in legno, venne utilizzata nelle tradizionali processioni cittadine e nei riti della Settimana Santa per l’ultima volta nel 1954. Oggi la ritroviamo interamente coperta da un vestito nero con fili d’oro, tutto restaurato dalle mani di sarte locali.
L’evangelista Giovanni, narrando la Passione di nostro Signore Gesù Cristo, riporta: «stabat mater» (cfr. Gv 19,25); stava, cioè, la madre di Gesù ritta in piedi sotto la croce del Figlio di Dio. Tale versetto traduce un dato della Rivelazione cristiana importante: la fede di Maria è tale e tanto profonda da permetterle di contemplare l’ingiusta morte di Cristo, rimanendo in un atteggiamento di risurrezione – e non, dunque, di rassegnazione e di resa. Tali sentimenti ci dicono della sua ferma adesione alla volontà divina nella fede e nell’obbedienza (cfr. concilio Vaticano II, costituzione Lumen Gentium 56.61); ella «ha avanzato nel cammino della fede e ha conservato fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce» (58). Per i cristiani di tutti i tempi Maria rimane «il modello di quell’amore materno, del quale devono essere animati tutti quelli che nella missione apostolica della chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini» (65).
L’attuale tempo liturgico della Quaresima – e maggiormente le celebrazioni e i riti della Settimana Santa – ci invitano a guardare alla Madonna e alle sue virtù teologali; per coglierne tutto l’entusiasmo e la sfida del cammino di sequela evangelica.
Contemplando il volto, sofferente ma trasfigurato, della statua che in questi giorni viene riproposta alla venerazione del popolo di Dio, cogliamo quella fiducia in Dio, quella consegna che la Vergine ha fatto di sé al Creatore, al fine di cooperare all’universale disegno di salvezza; lo si vede dall’atteggiamento delle mani, protese in segno di offerta all’a/Altro.
La testimonianza della Madre di Dio incarna quella Parola evangelica che diceva: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24); così come – secoli prima – l’Antico Testamento ricordava al pio israelita: «Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia» (Sal 126/125,5).
La sapienza ci indica ancora una volta la strada dell’umiltà, della piccolezza, della mitezza; direbbe Francesco d’Assisi: della minorità. È, in fondo, la vita disarmante dell’amore «sino alla fine» (Gv 13,1).