La versione eretica: ospedale L’Aquila sia Covid-free, ma attenzione a riapertura cantieri

di Marco Signori | 28 Aprile 2020 @ 06:57 | ATTUALITA'
biondi romano ospedale
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L’AQUILA – “Nel momento in cui si individua Pescara per il Covid hospital non ha più senso farlo anche all’Aquila, anzi il San Salvatore dovrebbe fungere da Covid-free, considerando il bassissimo numero di contagi registrati in provincia e l’incidenza rispetto alla popolazione”.

È la versione “eretica” di Pierluigi Cosenza, dirigente dell’Area degenza breve dell’ospedale del capoluogo e componente della task force istituita dalla Regione Abruzzo per organizzare la fase 2 dell’emergenza Coronavirus, “un’idea condivisa con il vice presidente della Regione Emanuele Imprudente e suggerita all’assessore alla Sanità Nicoletta Verì“.

“Noi siamo gli unici che possono farlo, perché essendo ospedale regionale abbiamo tutte le specialità, non possono farlo quelli minori”, spiega.

Controcorrente rispetto ai progetti di potenziamento dei reparti di Malattie infettive e Terapia intensiva del nosocomio aquilano, Cosenza fa osservare come “rendere il San Salvatore libero da casi positivi lo renderebbe ancor più attrattivo per tutti i pazienti non Covid, anche a beneficio della mobilità attiva che per l’azienda sanitaria significherebbe maggiori risorse”.

Ma avverte: “Attenzione alla riapertura dei cantieri, che col rientro delle maestranze da fuori provincia potrebbe costituire un rischio”.

“Non ha più senso fare un altro Covid hospital all’Aquila, nel momento in cui si è scelto di farlo a Pescara, dove drena tutti i casi di contagio a livello regionale – ragiona Cosenza – anche a livello di fondi saremmo tagliati fuori, se invece noi convertissimo l’ospedale dell’Aquila in nosocomio Covid free potremmo raccogliere tutti i pazienti non 

“Visto che la percentuale di contagi è dello 0,080 per cento a fronte dello 0,270 di Pescara, e da quindici giorni non ci sono nuovi casi, perché devo infestare l’unico ospedale che può essere pulito rispetto ai quattro regionali?, Nella programmazione regionale avrebbero dovuto capirlo, in modo che tutti i pazienti non Covid si sarebbero potuti ricoverare in un ospedale senza casi di contagiati. Adesso la gente muore a casa, non va in ospedale per paura, dare una sicurezza di un ospedale Covid free non è poco”.

“Anche perché – aggiunge – se L’Aquila raccoglie tutti i malati non Covid, potrebbe diventare attrattiva anche per le altre Asl, che comporterebbe benefici economici”.

È la cosiddetta mobilità attiva, cioè il flusso di fondi in entrata per la compensazione di prestazioni erogate sul territorio di competenza ad assistiti di altro ente: “In questo caso è mobilità intra regionale – spiega Cosenza – le altre Asl devono rimborsare per gli eventuali loro pazienti che vengono alla Asl dell’Aquila”.

Cosenza, che esprime dubbi sull’operatività di Dante Labs, centro di genomica che si è detto pronto a processare fino a 40mila campioni al giorno, perché non avrebbe ancora il fondamentale accreditamento da parte della Regione, ricorda poi i motivi per i quali L’Aquila è stata a mala pena sfiorata dalla pandemia, “la densità abitativa e l’isolamento geografico”, ma lancia l’allarme per i rischi connessi all’imminente riapertura dei cantieri.

“Se L’Aquila avrà un momento di crisi – fa notare – ce l’avrà quando riapriranno i cantieri e torna qualcuno da fuori che porta il Covid”.

Il comparto edile, il primo a ripartire insieme al manifatturiero, occupa infatti circa 3mila operai nei soli cantieri della ricostruzione post-terremoto.

La task force, di cui insieme a Cosenza fanno parte un rappresentante per ciascuna Asl, Ferdinando Romano, ordinario di Igiene alla Sapienza di Roma e Corrado Picone, vicepresidente della Commissione nazionale Grandi Rischi e Maxiemergenze dell’Associazione nazionale per soccorrere i missionari italiani, si deve occupare di “organizzare la fase 2, per capire quando e come riaprire le strutture sanitarie nel momento in cui si chiuderanno i Covid hospital”.

Il gruppo, insomma, “dovrà riportare alla normalità con l’organizzazione degli ambulatori, la riapertura dei vari reparti, le modalità di accesso e la rifunzionalizzazione delle unità operative insieme ai posti letto Covid”.


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