
“L’Aquila, così il cantiere più grande d’Europa ha partorito una città fantasma”: questo il titolo dell’articolo firmato da Attilio Bolzoni apparso oggi su “La Repubblica”.
“Sopravvissute 29 botteghe: prima del sisma erano 900. Ci sono inchieste su tutto, cresce la disoccupazione, aumenta il consumo di psicofarmaci. C’è stato un vero saccheggio: ditte, tecnici e ras locali si sono spartiti gli indennizzi di Stato”, riassume ancora Bolzoni.
Ma il resto del testo dell’articolo descrive una realtà ancora più dura e avvilente.
“L’Aquila città morta, ore 14.30, piazza del Duomo. Tutto è ancora “chiuso per terremoto”, cinque anni dopo. Tutto è macerie, case e governo, non c’è ricostruzione e non c’è più un sindaco, tutto è privo di vita, abbandonato. In una casa al piano terra di piazzetta San Flaviano sono ancora stesi i panni lasciati ad asciugare la notte del 6 aprile del 2009. Si sono messi in salvo solo i ladri nell’Abruzzo seviziato dopo la tragedia.”
Secondo Bozzoni, “il prossimo sindaco invece, così riportano le voci, potrebbe diventare Giovanni Lolli, due volte parlamentare del Pd, sottosegretario allo Sport, fedelissimo di D’Alema ai tempi dell’Operazione Arcobaleno, gli aiuti al Kosovo, che rimase incagliato per favoreggiamento – reato prescritto – in un’inchiesta sulla Protezione civile. Possibile che non ci sia nessun altro per far rinascere L’Aquila? È la dannazione del dopo terremoto.”
“In questa tragedia le Asl certificano un aumento del 30 per cento del consumo di psicofarmaci in città, registrano un’impennata di suicidi. Tutto marcisce in un’Aquila che ricorda anche la beffa del G8, quello che Guido Bertolaso dalla Maddalena volle spostare qui.”